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SVIZZERA: NON PASSI LO STRANIERO!

tellLa Confederazione Elvetica con un referendum ridimensiona l’ingresso anche ai lavoratori frontalieri.

di Mauro Carabelli

Come è strana la Confederazione Elvetica, così efficiente e brillante nelle strategie economiche, nelle modalità fiscali e nell’erogazione dei servizi ma così poco accogliente e lungimirante nella sua pancia elettorale almeno nei territori di lingua tedesca e in quelli confinanti di lingua italiana del Cantone Ticino!

Oggi è stata infatti scritta una brutta pagina a sfavore degli oltre 60 mila lavoratori frontalieri delle provincie di Varese, Como, Verbania e Sondrio la cui presenza da qui a tre anni potrà essere notevolmente ridimensionata in tutto il territorio elvetico per il risultato di un referendum voluto dal partito di destra dell’Udc e dalla Lega dei Ticinesi, che introduce un tetto per nuovi residenti, lavoratori frontalieri e richiedenti asilo politico.

Insomma, l’infame campagna xenofoba “Balairatt”, fa ballare i topi, come sono stati apostrofati per anni i lavoratori lombardi da parte della Lega dei Ticinesi, alla fine ha fatto centro nella patria di quel leggendario Guglielmo Tell irriverente con i potenti ma mai con i deboli, mettendo seriamente in discussione e di stretta misura (50,3% di favorevoli) anche gli accordi bilaterali con l’Unione europea che prevedono la libera circolazione delle persone in ambito comunitario.

Che dire? Al di là del disconoscimento visceralmente ideologico da parte della maggioranza degli Svizzeri di un’economia di mercato che si fa continuamente beffe dei confini geopolitici, durissimo sarà il contraccolpo per le migliaia di famiglie in maggioranza lombarde e di conseguenza per l’economia dei territori transfrontalieri che caratterizzano anche la cosiddetta Regio Insubrica omogenea per cultura e tradizioni. E vedremo quanto sarà altrettanto duro il contraccolpo per l’economia svizzera.

E a questo proposito si rimane sbigottiti dalla posizione contraddittoria della Lega Nord che degli interessi dei lavoratori del nord si è fatta paladina per anni. Infatti, se da una parte il governatore della Lombardia Roberto Maroni ha più volte sottolineato che “La Svizzera non può considerare i lavoratori lombardi come dei topi. (…) Sono dei lavoratori che operano oltre confine, hanno una dignità che va rispettata. Si tratta di persone che svolgono la loro professione, rendendo un servizio alla società ticinese”. Dall’altra, Salvini, attuale segretario del Carroccio, rimuove a piè pari le conseguenze economiche negative che si potrebbero ripercuotere sulle provincie lombarde, parlando di tutt’altro: “Dopo la Svizzera anche l’Italia dovrebbe dare un segnale deciso lasciando che siano i cittadini a decidere (…) La Lega Nord chiederà che anche in Italia sia fatto un referendum come in Svizzera».

Insomma, il segretario del Carroccio fa del giro di vite una questione di opportunità politica e di principio, fregandosene bellamente dei lavoratori del suo “profondo nord! L’importante è mantenere la rotta euroscettica a fianco di Le Pen.

Padroni a casa loro, dunque, a nord di ogni nord.  Ma è mai possibile che il federalismo o l’indipendentismo non possano andare mai d’accordo con quella collaborazione tra i popoli che ha fatto la fortuna di nazioni come la Germania o la Francia, non a caso molto più solide della nostra, senza per altro rinunciare alla propria identità?

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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