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America, corsa al femminile per la Casa Bianca

di Cristina Attuati

Sembra già partita  la competizione politica per un presidente donna

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(foto: wallstreetitalia.com)

Mancano ancora più di tre anni all’Election Day, eppure negli Stati Uniti sembra già essere partita la corsa, quantomeno, all’individuazione di chi, in campo democratico, si candiderà a sostituire Obama che, come prevede la costituzione, dopo otto anni di presidenza esaurirà il proprio tempo alla Casa Bianca.

Molti puntavano il dito verso Michelle Obama, la prima First Lady afro americana, determinata e sempre in prima linea per combattere a fianco e, qualche volta, per sopravanzare, sempre con grande intelligenza politica un Presidente, il “suo” Barack che, fin dalle prime battute del mandato, non ha mai esitato a dichiarare il ruolo fondamentale ed irrinunciabile che le donne di famiglia, nonna, madre e figlie comprese, avevano avuto nella sua vita di uomo e di attivista politico. La solida, atletica appassionata Michelle, così diversa dall’elegante e delicata Jacqueline Kennedy Onassis, che oggi riposa nel cimitero di Arlington a fianco al marito, eppure altrettanto amata dagli americani che, tutto sommato, dimostrando un sorprendente senso pratico, accompagnato da una certa apertura mentale, non si nascondono come in fondo il vero e primo consigliere del marito sia lei.

Tuttavia è stata proprio la diretta interessata, in un’intervista, a sgombrare il campo da ogni dubbio. Michelle, fedele a quello stile diretto che non si nasconde dietro tanti giri di parole e che rende i politici americani molto diversi dai nostri, non scenderà mai in politica, almeno in prima persona. Malgrado ciò, la first Lady americana ha voluto sottolineare che gli States sono pronti a essere guidati da una donna. E questo, rimarca Michelle, probabilmente anche grazie alla rivoluzione determinata dalla Presidenza “nera” di suo marito.

In pole position l’altrettanto determinata e battagliera Hilary Clinton, già first Lady del pasticcione, ma popolarissimo Bill. Lei ha da poco concluso, proprio sotto la presidenza Obama, quattro anni da Segretario di Stato, interpretando egregiamente e senza sbavature un ruolo chiave nella politica statunitense. Ruolo che già i repubblicani avevano assegnato a una donna, Condoleezza Rice, per di più afro americana.

È’ sorprendente, o almeno a noi risulta tale, che, mentre in questo Paese si combatte sulle ceneri del nulla, sull’efficacia o meno delle quote rosa, in altri Paesi come la Germania, il partito conservatore si è presentato per la terza volta alle elezioni con la stessa  donna, la signora Merkel. Addirittura, nella lontana Birmania è una donna, Aung San Suu Kyi, a guidare l’opposizione e ad essere diventata ago della bilancia per il mantenimento dell’equilibrio precario di un Paese più volte caduto nel baratro dell’autoritarismo e che si avvia per la prima volta dopo decenni a libere elezioni.

Tornando agli States, di fronte alla domanda se il nome della prossima candidata democratica alla Presidenza fosse quello della Clinton, Michelle Obama ha preferito rispondere che dovrà essere la diretta interessata a dire se e quando riterrà opportuno scendere in campo, sottolineando però che, indipendentemente dal nome, l’America è pronta.

Ad esprimere un vero e proprio endorsment per Hilary è stata invece un’altra componente di un altrettanto famosa “first family” che, prima e dopo i Clinton ha abitato alla casa Bianca, Barbara Bush, trentaduenne nipote del Presidente George Bush e quindi figlia di George W. Bush. Nonostante appartenga ad una famiglia di provata fede repubblicana Barbara, laureata a Yale e attualmente fondatrice e presidente di un’organizzazione Non Profit che si occupa di sanità pubblica, chiodo fisso dell’amministrazione Obama, non ha esitato a definire la Clinton ‘incredibilmente preparata’ e quindi assolutamente adatta a correre per la Casa Bianca. Ora, al di là delle soggettive valutazioni politiche, ci piace ricordare quanto disse l’uomo la cui voce registrata riecheggia spesso nei palazzi governativi di Washington e che, a distanza di 50 anni, fa ancora battere il cuore degli americani, John Fiztgerald Kennedy: “Il cambiamento rappresenta la legge della vita e coloro che hanno la capacità di guardare solo al passato o al presente sono destinati a perdere il futuro”.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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