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LA GUARDIA DI FINANZA “BONIFICA” LE IMPRESE AGRICOLE

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Un’operazione delle Fiamme Gialle mette in ginocchio le imprese agricole vere già al collasso senza aiuti della PAC. Perché il Governo colpisce l’unico settore trainante? A ci servono i soldi giacenti dell’AGEA?

(di Ada Cosco) Sono 50.000 le aziende agricole bloccate dai pagamenti dell’AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) messi in atto grazie alla PAC (Politica Agricola Comune), su disposizione della Guardia di Finanza. Da nord a sud della bella Italia. Questa manovra ha sicuramente messo in discussione le aziende agricole che già vivono un momento tragico dell’economia interna, vuoi per gli sconvolgimenti sociali e politici che per le condizioni atmosferiche e cataclismi. Ma quanto sarà produttivo l’intervento antifrode se i tempi delle indagini sono lunghi a causa di poco personale specializzato e se il periodo logora quelle indagini che possono trovare deviazioni facilitate e incerte, sempre in AGEA,  nell’erogazione dei fondi comunitari tanto da essere incontrollati secondo un intervista  a ITALIA OGGI di Mario Iannelli, ex commissario straordinario AGEA e generale della Guardia di Finanza, in testa  all’Agenzia: “ho avuto la netta impressione che l’affidabilità dei controlli sulle erogazioni dei contributi comunitari non fosse completamente affidabile. Pensi , che nel solo 2011, sono giunte ad AGEA tre lettere di censura dell’Unione Europea sull’esecuzione dei controlli effettuati sia da AGEA sia da società esterne a cui AGEA subappalta le attività di verifica. Con l’attuale sistema di controlli sull’erogazioni dei premi PAC si possono creare spazi d’incontrollabilità, nei quali nessuno garantisce la regolarità delle erogazioni. Ci sono veri e propri buchi neri”ha sottolineato l’ex generale

Lontana, in questo frangente, ancora  la  volontà degli organismi regionali pagatori verso il governo che dovrebbe spingere per accertare i dati dei titoli in possesso degli agricoltori in tempi compatibili. Le indagini da parte della Guardia di Finanza vanno avanti da mesi, sull’utilizzo delle risorse PAC. Ma il mancato reddito dato appunto dagli aiuti materiali alle aziende sane, vere, serve a dare sostegno a chi ha veramente bisogno di non chiudere i battenti. Bocche chiuse dalle associazioni di categoria che dovrebbero avere un ruolo dominante nella “question time” poiché si pagano fior di quattrini, non solo nel redigere le domande. Nel mese di agosto (2013) un blitz della guardia di finanza irrompe all’AGEA e scoprono un ammanco dai registri contabili di milioni di euro. Insomma, all’interno dell’Agenzia i conti non tornano. Facendo scattare controlli in tutti i Caa agricoli delle province d’Italia nel mese d’ottobre. Ma il grido d’allarme arriva dalle imprese agricole, uomini che hanno rinunciato a una vita comoda pur di restare a vivere tra polvere di grano e sterco di animali e un abigeato  sottovalutato che entra nel budget della malavita organizzata. Una missione a questo punto poco considerata visto che le indagini proseguiranno imperterrite senza tenere conto della crisi che sta supportando l’agricoltura nostrana in cui ci marcia accanto un’importazione spietata che spiazza l’imprenditoria made in Italy. Qualcuno si auto espone consapevolmente, si tenta il tutto per tutto, chi sbaglia paga ma intanto il tempo passa e le banche non ne vogliono sapere di ciò che sta succedendo. Nei tempi si sono create aziende fantasma pur di accaparrarsi i titoli, frodi e ancora frodi, autocertificazioni false di comodato o fitto, e, dove i centri d’assistenza sono stati compiacenti? Ma quanto tempo ci vorrà per sbloccare le posizioni delle migliaia di aziende che attendono agonizzanti. Gli ordini vengono dalla capitale sarà per caso una disposizione già programmata di qualche saccente politico al quale servono accrediti alle prossime elezioni? Nell’azione demandata dal governo alle Fiamme Gialle, ci possono essere dubbi e considerazioni, ma non è possibile mandare in tilt un settore trainante di un’Italia in cui il PIL è incoraggiato da una povera agricoltura che stanno distruggendo.

 

Ada Cosco

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Mauro Carabelli

Giornalista

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