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SID & NANCY: AMORE E MORTE

 

CID

Nancy Spungen & Sid Vicious (foto da imgarcade.com)

“E ORA LA FINE E’ VICINA E IO AFFRONTO L’ULTIMO SIPARIO” ( cit. My Way, Sex Pistols)

(di Veronica Perazzolo)

 

New York, 12 ottobre 1978, nella stanza numero 100 del Chelsea Hote, muore Nancy Spungen, dissanguata, dopo essere stata accoltellata all’addome. John Simon Ritchie, meglio noto come Sid Vicious, bassista e voce dei Sex Pistols, accanto a lei, in un totale stato di incoscienza dovuto ad un terribile mix di stupefacenti e alcol.

Amore e morte, due sfaccettature di una stessa medaglia o l’emblema dell’antiteticità?

L’amore, quel sentimento talmente intenso, viscerale, profondo, impetuoso e lancinante che solo colui che non teme la morte può viverlo fino in fondo.

Non è raro che di fronte a un vero amore perduto ci si sente vittime di un qualcosa di talmente grande, doloroso ed irrimediabile da avvertirlo simile alla morte.

Scrutare gli enigmi di un rapporto ci pone di fronte alla meraviglia del nostro essere così misteriosi, soprattutto verso noi stessi.

L’amore è sofferenza e la sofferenza è amore. Sembra che mai, come in questo campo, gli opposti trovino una loro intima connessione e un’ambivalenza ricca di paradossi e contraddizioni.

Ed è proprio all’interno di questo circolo vizioso che si è sviluppata una di quelle storie, emblema di questo dualismo: la tormentata relazione tra Sid e Nancy, groupie molto affascinante quanto eroinomane.

L’amico John Lydon  convinse Sid ad entrare nella band, lui non sapeva suonare il basso, ma poco importava.  Era l’attitudine in pieno stile punk a fare da padrona. Il repentino cambio di nome da John Simon Ritchie a Sid Vicious, ovvero malvagio, sembrò presagire il suo destino, tutt’altro che roseo.

Conobbe Nancy e fu l’inizio della fine. Due cuori incatenati da una pura affinità fisica e mentale, fomentata dalla dannazione dell’eroina, complice del degenero successivo.

I due erano inseparabili, sempre affiancati dalla malvagia “ per Elisa”, responsabile del dilatarsi delle loro ombre interiori che portarono alla morte di entrambi.

Una perfetta unione di Eros e thanatos, amore e violenza, violenza d’amore, desiderio e morte, desiderio di morte.

Nancy e Sid erano entrambi desiderosi di trovare una via di fuga da quel baratro che loro stessi si erano creati e continuavano ad alimentare.

Fu così che in quella stanza del mitico Hotel che aveva ospitato artisti dello spessore di Bob Dylan, Janis Joplin, Patti Smith, Leonard Cohen, si separano tragicamente, per sempre.

Probabilmente incapace di sopportare il dolore per la perdita della sua amante, nonchè il rimorso per il delitto compiuto, Sid tenta il suicidio più volte, finchè non muore di overdose la notte del 1 febbraio dell’anno dopo.

E questo fu l’epilogo di due cuori tormentati e invasi dall’ombra, quella dimensione inconscia che può trovare sfogo nel male.

Desideravano fuggire da quella vita solcata da dubbi e interrogativi nonché fallimenti reciproci. Ma la fuga monodirezionale li condusse entrambi alla loro fine.

“ Non sono un anticristo, non sono un anarchico, non so cosa voglio, ma so come prendermelo” ( cit.Anarchy in the U.K, Sid Vicious)

 

Sid Vicious: My Way

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Mauro Carabelli

Giornalista

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