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L’Università dell’Insubria a caccia di alieni tra scienza e fantascienza

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(di Francesca Bianchi) Fumetti, realtà e letteratura: quando l’immaginazione incontra la scienza.

Di notte, quando si è immersi in un paesaggio suggestivo fatto di oscurità e di stelle, spesso si immagina cosa potrebbe esserci al di là di quella porzione di cielo che c’è dato di vedere. Si esplora con lo sguardo e con la fantasia alla ricerca di una qualche forma di civiltà -o anche solo di vita- diversa dalla nostra ed è proprio attorno al concetto dell’alieno che ruota uno dei cicli annuali di incontri che verrà promosso anche quest’anno dall’Università degli Studi dell’Insubria.

La scaletta dei nuovi convegni in partenza da questo ottobre è già stata stilata e visionabile sul portale online della nostra Università. Tuttavia, prima di scoprire nei prossimi giorni cosa ci riserverà questa nuova edizione, mi piacerebbe ripercorrere le tappe che abbiamo intrapreso l’anno scorso, ricordandone i relatori e le particolarità dei temi trattati.

“Scienza e fantascienza nei media e nella letteratura” questo era il titolo della serie di convegni curata dal Prof.re Paolo Musso, docente del corso di laurea triennale in Scienze della Comunicazione e del corso di laurea magistrale in Scienze e Tecniche della Comunicazione.

Giunta quest’anno alla sua terza edizione, questa iniziativa ha permesso di immergersi in un mondo tanto vasto quanto quello della fantascienza, analizzandolo di volta in volta sotto una luce sempre differente.

«Lo scopo è duplice – ha commentato  il prof. Musso – Anzitutto voglio permettere ai miei studenti di toccar con mano le cose di cui parliamo nel corso e di conoscere le persone che se ne occupano, perché possano rendersi conto che la scienza non è solo un insieme di teorie e di formule più o meno astruse, bensì, come diceva il grande fisico Richard Feynman:  ‘la grande avventura del nostro tempo’».

I primi due incontri dello scorso anno si sono svolti sotto il patrocinio della Sergio Bonelli Editore, casa editrice di storie a fumetti che ha già collaborato con la precedente edizione di questo ciclo.

Relatore del primo convegno Antonio Serra, cocreatore di Nathan Never che ha accompagnato il pubblico in un viaggio attraverso l’evoluzione cinematografica e non del concetto di alieno.

Un alieno, però, non solo tale in quanto extraterrestre ma anche nel suo essere una creatura conosciuta che assume comportamenti inquietanti, come gli uccelli nell’omonimo film di Hitchcock. O come un’entità diversa che vuole distruggere l’umanità o che si insinua in maniera subdola nella nostra società, concetti ritrovabili per esempio ne La cosa da un altro mondo  (The Thing from Another World) e Destinazione… Terra! (It Came from Outer Space), entrambe pellicole che hanno saputo sfruttare la paura del comunismo vigente negli anni ’50 (sebbene la seconda proponga l’alternativa della diplomazia).

La fantascienza, però, non offre solo una piacevole facciata fine a se stessa ma si è più volte posta come metafora dell’accettazione e della convivenza pacifica tra le diverse specie, messaggi questi ritrovabili in serie dal gusto classico come Star Wars e Star Trek.

Sono proprio saghe come queste ad aver coinvolto molte persone nel genere sci-fi fin dalla loro giovinezza e Patrizia Mandanici (disegnatrice di Nathan Never) ne è un esempio lampante. Abile disegnatrice e illustratrice, ha messo da parte la passione per il western per dedicarsi al genere fantascientifico non appena ha visto il film di Guerre Stellari nel 1977.

Nel secondo incontro avuto luogo nel Padiglione Morselli ha spiegato ai ragazzi la sua esperienza, dando poi prova della sua bravura non solo nel disegno a mano libera, ma anche nell’utilizzo di programmi di realizzazione digitale, oggi tra i metodi più diffusi per la realizzazione di tavole a fumetti.

Dagli alieni in 2D, gli incontri di approfondimento si sono spostati poi su argomenti più concreti come il programma SETI di cui fa parte proprio un osservatorio della nostra zona, quello di Tradate. Il via a questo progetto, la cui sede principale si trova in California, è stato dato negli anni settanta e da quel momento non ha smesso di rivolgere i propri telescopi al cielo.

Finalità di questo progetto la ricerca di segnali prodotti, -intenzionalmente o non- da una qualche forma di vita extraterrestre. Ovviamente non si pretende di ricevere una risposta anche perché, come ha spiegato Claudio Maccone (Direttore Tecnico della International Academy of Astronautics), questa non potrebbe che arrivare tra milioni di anni. Ma ciò non impedisce la continua ricerca della prova che non siamo soli nell’universo.

Il futuro di questo programma deve molto ad un altro progetto che, se sviluppato e portato a compimento, sarebbe in grado di apportare un sostanziale aiuto a questa ricerca. Si tratta dello SKA (Square Kilometre Array), un progetto internazionale il cui obiettivo consiste nel creare il più grande radiotelescopio in due siti, Australia e Sudafrica, per poter monitorare il cielo come mai fatto prima.

Un approccio scientifico alla fantascienza. Lo stesso scelto da Rita Carla Francesca Monticelli. Biologa e  scrittrice, ha deciso di coniugare il suo background con la passione per la letteratura. Come spiegato nel quarto incontro (intitolato Come raccontare degli alieni credibili, auto pubblicarsi e avere anche successo), ha cercato di seguire una linea fantascientifica basata sulla realtà o quanto meno su una versione  scientificamente accettabile per ambientare i sui racconti sul pianeta rosso.

Quando ha iniziato a scrivere, nel gennaio del 2012, l’editoria italiana non era molto interessata al genere fantascientifico ed è per questo che ha deciso di ricorrere al self-publishing in formato e-book. Dalla sua esperienza personale è passata al dare consigli non solo sull’auto-pubblicazione ma anche sull’autopromozione e sull’auto-editoria, argomenti salienti in questo genere di attività. Perché se uno vuole vendere una storia non solo deve cimentarsi come autore ed editore per far sì che questa sia valida, ma deve anche diventare imprenditore del proprio prodotto e soprattutto di se stesso, attuando tecniche di marketing editoriale, in questo caso, principalmente online.

Dopo questa parentesi legata all’editoria fantascientifica, gli ultimi incontri sono tornati ad incentrarsi nuovamente sul fulcro principale di questi convegni: la disciplina scientifica univocamente definibile come tale. E nel farlo non potevano che prevedere la presenza di due oratori d’eccellenza.

Il quinto incontro infatti è stato tenuto da Marco Bersanelli (docente di astrofisica all’Università degli Studi di Milano e uno dei responsabili scientifici del Satellite Planck) che ci ha accompagnato con immagini suggestive alla scoperta dell’universo come non l’avevamo mai visto prima.

La missione Planck Surveyor ha permesso di acquisire immagini del cosmo con una precisione tale da fornire nuove informazioni di cui prima gli astronomi erano all’oscuro, informazioni tali da far proseguire e migliorare le teorie sulla sua formazione nonché sulla sua attuale struttura. E tutto ciò non ha potuto che aprire una nuova stagione riguardo a questi ambiti di ricerca, spingendo queste indagini sempre più in là.

Grazie a tutto questo è stato possibile sbirciare sbalorditi le oltre 10mila galassie scoperte dal Telescopio Hubble e gli oltre 200 miliardi di stelle presenti nella Via Lattea che ci hanno lasciato senza fiato di fronte a uno spettacolo tanto meraviglioso quanto sorprendente.

Dalla vastità dell’universo si è passati, per l’ultimo incontro dell’anno passato, alla complessità delle particelle elementari. Relatore del sesto incontro è stato infatti Lucio Rossi (responsabile del progetto Alta Luminosità di LHC, al CERN di Ginevra) che ha trattato della scoperta del Bosone di Higgs e delle sue conseguenze.

Partendo dal telescopio di Galileo e dal suo aver per primo rivolto questo strumento al cielo con l’intento di osservarne gli astri, Lucio Rossi è passato ad introdurre il fulcro di questo incontro trattando degli acceleratori di particelle e del CERN stesso.

Grazie alle informazione più tecniche eppur semplificate che ha fornito, anche il pubblico -con i suoi differenti gradi di conoscenza della materia- è stato in grado di comprendere il suo lavoro e di intraprendere questo viaggio alla scoperta della fantomatica “Particella di Dio”.

Questo  viaggio ci ha permesso di assistere, anche solo virtualmente o attraverso le registrazioni di questi incontri pubblicati sul sito dell’Università o, perché no, proprio grazie a questo articolo,  a nuove e affascinanti conoscenze offerteci da ospiti molto accreditati quanto bravi e coinvolgenti.

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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