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Una vita più povera ma un amico più ricco

 

 

cacciata

(di Cinzia Guerra) Lo ribadisce ancora una volta Papa Francesco che non si può predicare, se poi si vive in modo faraonico. Lo stesso Gesù cacciò fuori dal tempio i venditori e i cambia soldi ricordando che quella era la casa del Padre e non un posto per fare soldi. Senza andare troppo indietro nel tempo e ripescare le sacre scritture, possiamo pensare alla nostra vita di tutti i giorni, senza dimenticarci però che a Dio piacciono le cose umili e gli uomini umili. Non servono azioni eclatanti perché lui si compiaccia di noi e delle nostre azioni. Il lusso, gli oggetti che costano molto e che ci danno un certo status symbol sono attraenti e noi ci lasciamo corrompere. Dimentichiamo la nostra natura umana e tutto il creato, quello che ci sta intorno e quello che siamo noi dentro e fuori. Quanto è bello osservare un’alba e un tramonto, le foglie che cadono d’autunno e spuntano a primavera, ma a volte lo diamo per scontato, a volte nemmeno ci facciamo caso, perché fanno parte della vita di tutti i giorni. E che dire dell’uomo che Dio ha creato a sua immagine e somiglianza, ma che poi ha tradito se stesso corrompendosi con il peccato. Eppure anche in quel caso il Signore misericordioso ha perdonato e ha mandato il suo figlio perché ci ricordassimo di lui e della sua infinita bontà. Dovremmo pensare anche alla nostra interiorità perché l’uomo oggi dentro di sè è povero a volte svuotato e senza una direzione dove andare. Ha smesso di affidarsi a Dio nostra bussola, l’unico che può portarci sulla retta via, quella dell’amore e della redenzione. Pensiamo a quanto è bello offrire una parola di conforto a chi è solo e bisognoso, a quanto è bello dividere con gli altri anche qualcosa di semplice. Pensiamo a quanto la condivisione possa aprirci il cuore e riempirlo di una ricchezza che non è di questa terra, ma ci fa sentire più vicini a lui. Ritroviamo allora il vero senso della vita, la condivisione con gli altri e soprattutto come ha detto ancora il Papa dobbiamo metterci al servizio e non servirci di quello che ci è dato. Allora dobbiamo ricordarci di chi si mette al servizio dell’altro dando anche quel poco che ha o mette a disposizione quel poco tempo che trova per dare un sorriso. Ecco si, perché il sorriso è una delle ricompense più grandi che l’uomo che si dona possa ricevere. E poi ancora pensiamo ai giovani e alle mancate vocazioni, chiediamoci quanto i ragazzi sanno accogliere dentro di sé la parola di Dio e ascoltarla. Forse è vero richiederà dei sacrifici, ma mettere la propria vita al servizio di Dio è la soddisfazione più grande. Allora che dire, non aver paura della sua chiamata, ma rispondere con serenità e gratitudine perché essere scelti da lui è questa una delle ricchezze più grandi.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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