0

Siamo noi che dobbiamo cambiare

2guernica

(di Mauro Carabelli)

La nostra vita dovrà cambiare. E’ il leitmotiv che si sta radicando nella quotidianità della popolazione europea dopo il sangue innocente di centinaia di ragazzi inermi fatto scorrere nei luoghi di incontro parigini da una cellula islamica affiliata all’Isis.

La nostra vita non sarà più la stessa dunque e sebbene da più parti si invochi il ritorno alla “normalità” quale miglior risposta a coloro che considerano demoniaci gli usi e i costumi dell’occidente libero, lo stato di guerra permanente contro il Califfato è di fatto operativo e, col tempo, inevitabilmente ci imporrà di abdicare a una parte di quella spensieratezza e leggerezza che accompagnavano la maggior parte delle nostre azioni quotidiane.

Ce l’ha insegnato drammaticamente e, se vogliamo, beffardamente la rimozione del pericolo terroristico sempre latente dopo la carneficina di Charlie Hebdo. Infatti, non sono bastati i canti, le sfilate, gli abbracci interculturali e interreligiosi, il “buonismo” spesso sbracato e il ritorno alla “vie en rose” parigina  a metterci al riparo da qualcosa che intanto era sfuggita nella sua radicalità alla mentalità di una vecchia Europa troppo molle e disincantata per capire che la nostra vita era da tempo già cambiata. Infatti, una parte consistente del mondo intorno ci aveva da tempo travolto come una valanga con tutte le sue contraddizioni e  conflittualità che pensavamo di tenere lontano  blindandolo dentro i nostri televisori e di cui la massiccia migrazione di milioni di disperati altro non era che la punta dell’iceberg.

Il fuoco del terrorismo considerato una sorta di malattia infantile di ogni rivendicazione integralista,   storicamente si è prima o poi  trasformato in lotta aperta di popolo, come lo sono stati molti processi di decolonizzazione in particolare quello algerino dalla Francia. Ma nel caso dell’Isis si potenzia e si articola ovunque essendo l’inevitabile e proporzionale sbocco  alla perdita di terreno di scontro convenzionale sul piano militare da parte degli integralisti del Califfato.

Non a caso gli ultimi attentati di Parigi seguono reattivamente i primi massicci bombardamenti aerei francesi   a danno delle basi Isis in territorio siriano spostando di conseguenza il conflitto nel ventre molle dei centri urbani occidentali dove sono latenti cellule eversive e potenziali kamikaze sostenitori dello stato Islamico, spesso di seconda o terza generazione e naturalizzati dai paesi in cui sono nati, hanno studiato e trovato lavoro dando magari una parvenza di integrazione con lo stile di vita occidentale. Tra gli attentatori alcuni erano insospettabili giovani padri di famiglia, altri autisti di autobus, insomma dei perfetti vicini della porta accanto.

Una guerra subdola sta dunque drammaticamente  entrando in casa nostra, violentando la nostra intimità e mettendoci di fronte al terrore della nostra prematura finitudine senza più i filtri della spettacolarizzazione mediatica che teneva lontano il fuoco e l’orrore del conflitto come in un video gioco.

Tutto questo è terribile ma, concedetemelo, può contenere anche un aspetto “salutare” perché finalmente ci mette di fronte a delle responsabilità politiche, soprattutto civili e culturali, sul come interpretare la nostra esistenza oltre le astrattezze della mondanità, del consumismo  e del pensiero debole che ha piegato lo spirito e le gambe al primo mondo opulento, tecnologico e inguaribilmente positivista.

Ci troviamo di fronte a uno scontro di civiltà profondo e totale anche perché l’integralismo islamico non ha subito il processo di secolarizzazione come  molti dei nostri valori, in particolare di quelli cristiani diventati troppo arrendevoli e corruttibili di fronte alle esigenze del “ dio mercato”. La nostra vita non potrà più essere quella di prima perché la nuda e cruda verità di un  male globalizzato ci obbliga a cambiare radicalmente noi stessi e la nostra visione del mondo.

 

 

Share Button

Mauro Carabelli

Giornalista

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *