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Ritorno agli anni di piombo: i terroristi paralizzano l’Europa

 

 

2 islam

(di Elisabetta Riva)

Non si tratta di personaggi improvvisati o sprovveduti, ma di individui dotati di grande consapevolezza, addestrati, legati alla loro cultura religiosa e tradizionale, che vanno pazzi per i social network sui quali amano enfatizzare le loro gesta clamorose.

I fondamentalisti dell’Isis diffondono un messaggio ben preciso che riecheggia ormai da molto: la loro missione è quella di contrastare senza mezzi termini tutti gli “infedeli” (cristiani e musulmani europei compresi), a suon di eccidi, di suicidi e di postille minatorie. Ritengono che l’Islam e il Corano possano dettare legge e ripristinare un’esistenza degna e devota, scissa dal peccato e dalla perversione.

L’apice del loro estremismo si è manifestato pochi giorni fa quando, in una tranquilla notte parigina, hanno massacrato con una pioggia di proiettili anime innocenti (ma peccatrici) in nome di Allah. E, stando a quanto rivelano testate giornalistiche e notiziari, l’incubo è appena cominciato. Quale incubo? In cosa consiste questa “strategia della tensione”?

Il termine non è nuovo: ricordiamo quando, nel 1978, il leader democristiano Aldo Moro venne rapito e assassinato dalle Brigate Rosse. Un omicidio che si verificò in nome della politica, dell’ideologia. La spiacevole vicenda che intrise la nazione di paura e di timore vide numerosi terroristi italiani che, attraverso azioni organizzate e preordinate di violenza inaudita, cercarono di destabilizzare la situazione politica dell’Italia e di incutere terrore, tra le fila parlamentari ma anche nel vivere comune.

La somiglianza è sbalorditiva, ma il fondamentalismo poco si interessa di politica: l’obiettivo primo dei militanti è quello di generare sgomento tra la collettività (e questo è certo), ma soprattutto di paralizzare, di creare corti circuiti. La paura è un istinto primordiale: poco valgono le parole apparentemente rassicuranti dei capi di Stato.

Più volte i jihadisti hanno dichiarato di “voler vedere stadi vuoti, metropoli desolate, barricate domestiche, terrore quotidiano”. Vogliono eliminare ogni singola cellula di democrazia e di libertà. Vogliono minare la sicurezza pubblica e privata, di modo che la paura sia più forte della voglia di vivere. Si sa, gli europei ricercano la cultura, il cibo, l’arte, la musica; sono amanti perfetti del viaggio, della scoperta, della curiosità. Tutto ciò si incrina con le regole della religione islamica, i cui fedeli conoscono spesso un’esistenza disagiata, dittatoriale, fondata sulla privazione e sul rigore. Due mondi in contrasto, che si scontrano generando un rumore sinistro: quello della guerra.

I terroristi hanno colpito Parigi, il cuore dell’Europa, perchè? Per vendetta? Non è escluso. Per invidia? Probabile. Non si può non amare Parigi: persone che si incontrano alla Gare de Lyon, che assaggiano un croissant, che passeggiano spensierate per il quartiere di Montmartre, che si innamorano ai piedi della Tour Eiffel, che studiano alla Sorbonne, che si perdono davanti ad un tramonto sulle Champs Èlysèes. È un fiore. Un fiore calpestato che sarà in grado di sbocciare di nuovo, che non deve avere paura di crescere. Il diritto inalienabile alla vita è più importante di qualsiasi minaccia venga avanzata nei nostri confronti.

A seguito della strage, purtroppo, si sono verificati episodi di grande confusione mediatica: molti occidentali, uomini politici compresi, si sono espressi sfavorevolmente nei confronti dell’intera “classe islamica”, non mancando di avanzare proposte indelicate come quella di rimpatriare immediatamente tutti i profughi. Le testate giornalistiche non sono state da meno proponendo titoli da brivido, che rasentano il razzismo. Il timore e la rabbia sono evidenti, ma l’Europa non deve perdere lo spirito solidale che sempre l’ha accompagnata, perchè sarebbe una vittoria a tavolino per coloro che agognano al nostro crollo.

Ritornare alla normalità non sarà semplice: nonostante il fantasma spettrale che aleggia sulla capitale francese, quest’ultima si rialzerà più forte di prima.

 

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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