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Gli studenti insubrici “alla ricerca della felicità”

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(di Rebecca Manzi)

“Felicità Pubblica e Felicità Privata”. È questo il titolo dell’indagine sociologica condotta dagli studenti del secondo anno del Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi dell’Insubria.

Una felicità da trovare sia nelle piccole cose e nella quotidianità, che nel futuro e in una politica più a misura di cittadino.

Una ricerca integralmente curata dai ragazzi stessi, che si sono equamente spartiti i compiti tra chi ha totalizzato i dati raccolti, chi ha progettato il logo e l’invito per la conferenza stampa, chi ha scritto il comunicato stampa e curato i rapporti con l’Ufficio Stampa dell’Università, chi ha realizzato la cartella stampa da fornire ai giornalisti, chi li ha accolti e soprattutto chi “ci ha messo la faccia”, esponendosi in prima persona nei ruoli di relatori.

Un lavoro corale che ha richiesto parecchio tempo per realizzare quella che è stata una conferenza stampa vera e propria – tenutasi giovedì 26 novembre 2015 nell’Aula Magna Granero-Porati a Varese – di presentazione dei risultati a cui sono pervenuti.

L’idea è stata sviluppata all’interno del corso di Comunicazione Pubblica e Istituzionale, grazie all’aiuto del professor Franz Foti e del dottor Mauro Carabelli, docenti della materia.

Alle domande proposte ha risposto un campione di più di 1500 persone composto per il 57% da donne e per il 43% da uomini di varie fasce d’età e di diversa estrazione sociale e lavorativa, prevalentemente nelle province di Varese (circa 50%), Reggio Calabria (19%), Milano (14%) e Como (11%). Svariate anche le professioni coinvolte, in maggioranza impiegati (23%), studenti (21%) e operai (14%), ma anche pensionati, liberi professionisti e disoccupati.

I questionari si componevano di 105 domande divise in 7 partizioni e agli studenti sono pervenute più di 54 mila risposte.

Per questo motivo le tematiche emerse sono davvero numerose e significative.

Tutto ciò che riguarda il ferimento del valore della dignità della persona e il tradimento degli affetti, come la delusione della propria fiducia o la gestione di relazioni con arroganza o violenza viene indicato tra le cause di maggior sofferenza. Questi aspetti sommati risultano essere una parte davvero rilevante, raggiungendo insieme il 43% della prima partizione.

Significativo anche il fatto che, nonostante il periodo di crisi, questi elementi risultano molto più importanti della condizione lavorativa, relegata nelle ultime posizioni.

Di contro, è emerso che tra le situazioni che maggiormente appagano viene collocata la sfera degli affetti più intima e privata, quali la famiglia, l’amicizia e l’amore (in totale 37%), in cui ci si rifugia sempre più. Quest’indagine rispecchia quindi a pieno le caratteristiche del nostro popolo particolarmente sensibile sul piano dei sentimenti.

Invece tutto ciò che è più materiale, come ad esempio la capacità di sedurre e in generale l’attività sessuale, il denaro, il possesso di strumenti tecnologici viene ritenuto decisamente meno importante. Tuttavia, va specificato, che il possesso di strumenti tecnologici come uno smartphone, un PC o un tablet sta diventando una condizione ovvia tale da non suscitare più un particolare interesse. A conferma di quanto già emerso nella prima partizione dei questionari, tra le condizioni più dannose troviamo tutti quelli che si possono definire disvalori, come l’indifferenza, l’egoismo, l’odio, l’ipocrisia, l’umiliazione e l’emarginazione sociale, che insieme sfiorano il 60%.

Uno tra i dati più significativi emersi è poi quello sulla politica, che viene sentita lontana dalle proprie esigenze. Questo contribuisce ad un deciso aumento dell’astensionismo, dovuto anche ad una forte delusione dei cittadini. Alla politica si chiede maggiori qualità etiche e morali come solidarietà, umiltà, trasparenza e onestà, oltre ad un impegno concreto verso le generazioni future.

 

Interrogati sugli aspetti che andrebbero rafforzati gli intervistati hanno dato maggior importanza alla sanità, alla qualità dell’istruzione, al rispetto della natura e ai servizi socio-assistenziali (ben il 43%) e meno ad esempio ai processi di integrazione, seppure questo sia uno dei temi più dibattuti in questo ultimo periodo.

Altro aspetto saliente è l’opinione decisamente critica che è emersa nei confronti del popolo italiano, giudicato per il 43 % del campione facilmente influenzabile dai mezzi di informazione e dalla propaganda politica e fortemente incline al cambiamento di opinione, incapace dunque di prendere decisioni autonome e durature.

Proseguendo poi questa severa disamina gli italiani vengono ritenuti quasi del tutto privi di un senso della storia. Una vera e propria spietata autodenuncia.

Tante dunque le criticità sollevate anche e soprattutto verso la politica, che non si traducono in una  una reale presa di posizione, anzi si reagisce con forte passività.

Per quanto riguarda i punti critici dell’informazione al primo posto troviamo la manipolazione della verità, seguito dalla struttura attuale dei talk show e dall’eccesso di pubblicità, violenza verbale, pettegolezzo e politicismo.

Emerge un ruolo centrale dell’informazione, eppure il mondo della informazione viene ritenuto poco  corretto – si può citare ad esempio le polemiche scoppiate riguardo al diverso trattamento delle stragi recentemente avvenute (attenzione focalizzata su Parigi, dimenticando completamente altri orrori come quelli accaduti a Beirut).

Inoltre – grazie alla preziosa collaborazione del Dottor Lino Caserta della fondazione ACE – gli studenti sono riusciti ad avere una panoramica non solo del Nord Italia, ma anche della provincia di Reggio Calabria, da dove sono giunti più di 280 questionari.

Dal confronto tra questi dati e quelli raccolti direttamente dagli studenti sono emerse alcune discrepanze e quasi un grido e una richiesta d’aiuto rispetto ai disagi che si incontrano al Sud nella vita di tutti i giorni.

Ad esempio la burocrazia nelle strutture pubbliche – che al Nord risultava solamente al sesto posto tra le strutture che infliggono maggior sofferenza – analizzando i questionari di Reggio Calabria essa spicca al secondo posto.

Stesso discorso si può fare per il cattivo funzionamento delle strutture pubbliche, che viene perfino collocato al primo posto.

In entrambi i casi sono evidenti i segni dell’arretratezza del nostro Paese che incide ancor più nel Meridione.

Altro dato significativo emerso in questo raffronto è quello sull’emarginazione sociale che balza al quarto posto al Sud risulta essere tra le condizioni più dannose.

Questo dato può trovare una spiegazione nel fatto che ben il 29% del campione di Reggio Calabria risulta essere disoccupato mentre al Nord questa percentuale scende ad appena il 6%.

Ragionamento analogo sulle motivazioni di queste discrepanze tra Nord e Sud è possibile per le risposte fornite all’interno della quarta partizione.

Gli abitanti di Reggio Calabria richiedono infatti maggior attenzione ai bisogni dei più deboli e alla promozione dell’occupazione rispetto a quanto risulta al Nord.

Infine, passando agli aspetti da rafforzare, al Sud emerge il forte bisogno di un miglioramento della sanità e dei servizi socio-assistenziali, anch’essi fortemente carenti soprattutto nel Meridione e che troviamo nelle prime due posizioni.

 

Tuttavia, nonostante alcune differenze, se si guarda alle prime sette risposte totali, sei di esse risultano essere le stesse sia al Nord che al Sud.

Non quindi due Italie o un Paese spaccato a metà, ma un sentimento nazionale unico e omogeneo.

 

In conclusione è intervenuto il Presidente del Corso di Laurea, Fabio Minazzi che ha affermato come quest’indagine sociologica confermi perfettamente le difficoltà italiane riguardo alle infrastrutture pubbliche e alla sanità e la forte lontananza dei cittadini dalla classe dirigente.

Il professore ha poi lanciato un grido d’allarme su cui riflettere: questo rinchiudersi negli affetti più primordiali porta tuttavia, come è ben emerso, a una forte passività nei confronti della vita sociale.

 

Domanda molto interessante è stata posta dalla giornalista Nicoletta Romano, direttrice di “Living is life”, che ha concentrato la sua attenzione sul fatto di come un lavoro all’estero non venga ritenuto – in un mondo così globalizzato in cui viviamo – una situazione appagante.

Secondo i relatori questo è sintomo di una forte volontà, soprattutto dei giovani, di voler trovare un futuro qui e di un grande attaccamento proprio Paese soprattutto in un momento difficile come questo.

 

Al termine della conferenza stampa gli studenti, i docenti e i giornalisti presenti hanno potuto usufruire anche di un ricco buffet offerto gratuitamente dai titolari Romana Dell’Erba e chef Maurizio Altamura del ristorante di Varese “La cucina di Altamura”, il cui motto – perfettamente in accordo con il tema dell’indagine – è: “il cibo è sorriso”.

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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