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Siamo in troppi al mondo?

troppi

(di Anthony Fiani)

Questo tema è già stato affrontato da giornali e telegiornali di tutto il mondo e anche on line si discute animatamente.

La popolazione mondiale è in continuo e costante aumento; siamo arrivati addirittura a poter affermare, attraverso calcoli e ricerche, che ogni secondo sul nostro pianeta si registrano circa quattro nascite e circa due decessi ogni secondo che passa.

Un semplice dato che fa riflettere non poco e ci fa percepire un senso di angoscia e impotenza.

Ogni anno l’essere umano sulla terra si moltiplica per 75 milioni fino a raggiungere il numero odierno di oltre 7 miliardi di individui.

Di questi solo India e Cina costituiscono quasi tre miliardi e perciò circa i 3/7 del totale.

Gli Stati Uniti d’America si aggiudicano il terzo posto con 324 milioni di abitanti.

Il primo paese europeo con un indice più alto risulta la Germania con 82 milioni di abitanti e solo al 23esimo posto l’Italia con circa 70 milioni.

Sta di fatto che il continente asiatico quindi, da solo, conta 4,2 miliardi di individui seguito dall’Africa con 1,1 miliardi.
Non troppo lontane dal miliardo sono le Americhe del nord e del sud con 949 milioni.

Si stima che tra soli dieci anni la popolazione crescerà del 32%.

Questo articolo non ha l’obiettivo di stilare nessuna classifica, bensì sottolineare il fatto che più persone non comportano solo riduzione di spazio disponibile ma soprattutto sempre meno risorse.
Non dimentichiamo che i paesi consumano risorse annuali in appena sei mesi.

Entro il 2050, una data a noi fin troppo vicina, l’acqua pro capite disponibile nel mondo scenderà del 73%.

Fare meno figli riducendo così le nascite può essere un primo passo, ma bisogna pensare innanzitutto a tenere caro e non sprecare ciò che fortunatamente abbiamo ancora nelle nostre mani.

Essere parsimoniosi, mettere da parte sempre qualcosa per domani, dopodomani, per il futuro è lo step successivo.

Non tenere in conto questi aspetti significa essere egoisti e ingordi nei confronti di chi ha meno e di chi verrà dopo di noi.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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