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Vaticano 2.0: Monsignor Viganò sale in cattedra all’Insubria

don viganò

(di Rebecca Manzi)

A prescindere che si creda o meno il primo aspetto in cui ci si imbatte incontrando Monsignor Dario Viganò è indubbiamente il suo carisma.

Un uomo dalla grande capacità di intrattenere, capace di mantenere viva l’attenzione su di sé per tutta la durata dell’evento – svoltosi giovedì 10 dicembre 2015 alle ore 16.30 nell’Aula Magna Granero-Porati di Via Dunant a Varese – raccontando simpatici aneddoti e curiosi retroscena del suo lavoro di comunicatore “un po’ speciale”.

L’incontro dal titolo “Vaticano 2.0” – organizzato dal Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Insubria – è stato l’occasione per una riflessione e un approfondimento sulla nuova organizzazione del sistema informativo e comunicativo della Santa Sede profondamente voluta da Papa Francesco.

Tra i protagonisti, oltre allo stesso Viganò, anche Mauro Gervasini, Direttore di Film TV e docente di Linguaggi audiovisivi e Katia Visconti, docente di Storia e media e coordinatrice dell’evento.

Chi partiva col pregiudizio di trovarsi davanti il “solito vecchio prete” è stato immediatamente smentito: Viganò, poco più che 50enne, si è presentato in giacca e camicia – unico segno distintivo il collarino ecclesiastico – e non ha mai fatto pesare il suo ruolo di religioso, rispecchiando pienamente la figura di Jorge Mario Bergoglio e il rinnovamento che sta attuando.

Un Papa semplice, a detta dello stesso Viganò “mai al centro, ma sempre nel mezzo”, concreto, che sta cercando – attraverso il suo modo di fare “normale”, tanto efficace quanto lontano dallo stile televisivo con metodi anche non del tutto convenzionali, spesso difficile da arginare nella sua vulcanicità perfino dagli stessi addetti alla sicurezza – di eliminare le distanze prima esistenti tra il Santo Padre e la gente.

Un Pontefice che unisce credenti e non, con messaggi che vanno oltre quello evangelico, anche per questo difeso ed appoggiato da persone lontanissime dalla religione.

Tra questi si può citare il Premio Nobel Dario Fo che lo ha definito “vincente e incentrato sui problemi reali delle persone”, apertamente e senza paura contro il potere e la ricchezza della Curia. Ma anche “rivoluzionario nel suo metodo di comunicare”, con un linguaggio quotidiano ed accessibile a tutti, come lo ha etichettato il giornalista Aldo Grasso.

Ed è proprio seguendo questo filone della semplicità che si è svolta la chiacchierata con Monsignor Viganò, il quale ha aperto la giornata raccontando l’inizio quasi traumatico della sua carriera come direttore del Centro Televisivo Vaticano. La sua nomina è infatti avvenuta il 22 gennaio 2013, pochi giorni prima di quel fatidico 11 febbraio che ha segnato un pezzo di storia del Papato, quando Joseph Ratzinger ha comunicato la sua rinuncia al Soglio Pontificio.

Don Viganò, con pochissima esperienza all’attivo, si è ritrovato al centro degli interessi dei broadcaster di tutto il mondo e con un problema non da poco a cui far fronte: come rappresentare visivamente un addio che non ha comportato come di “consueto” una morte?

Ed ecco la prima grande intuizione di Monsignor Viganò: trattare il volo di trasferimento verso Castel Gandolfo come una vera e propria traslazione, usando come emblema il momento in cui il carrello dell’elicottero usato da Benedetto XVI si stacca da terra – un’operazione studiata nei minimi dettagli e avvenuta con grande successo, nonostante alcuni attimi di esitazione.

Viganò ha poi illustrato come ha gestito altri eventi che si sono susseguiti dopo questo, tra cui il Conclave per l’elezione del nuovo Papa, stupendo  ancora una volta i numerosi studenti presenti per la precisione adottata.  Un modo insolito di operare, perfino provando più volte il momento della chiusura della porta della Cappella Sistina per riuscire ad avere un’inquadratura perfetta.

Il racconto è infine approdato ai giorni nostri: la riorganizzazione della comunicazione della Santa Sede, decisa da Papa Francesco nell’estate del 2014, ha infatti recentemente trovato atto il 27 luglio 2015 con l’accorpamento dei vari mezzi di comunicazione nella Segreteria per la Comunicazione della Curia Romana con a capo proprio Monsignor Viganò.

Una nuova avventura aspetta dunque Don Viganò, probabilmente ancora più ardua delle precedenti. Un’ulteriore prova della presa di consapevolezza della potenza dei media come efficace strumento di amplificazione dei messaggi, già dimostrata attraverso l’apertura dell’account Twitter del Santo Padre, costantemente visionato da Bergoglio e impensabile fino a pochi anni fa.

Un vero e proprio Vaticano 2.0!

 

 

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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