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Born to lose live to win

lammy

(di Davide Bonamici)

Ian Fraser Kilmister, conosciuto da tutti come Lemmy, è scomparso il 28 Dicembre 2015, per colpa dell’incurabilità ed aggressività di un cancro, scoperto solamente due giorni prima.

Era nato il 24 Dicembre 1945 A Burslem, ma dopo tre mesi, il padre (cappellano della Royal Air Force) lasciò la famiglia; questa brutta esperiemza porterà in lui un odio profondo verso la religione.

La sua infanzia la passerà ad Anglessey, nel Galles. E ad Anglessey, secondo la sua autobiografia, nascerà il soprannome Lemmy (datogli a scuola), che in gallese vuol dire “caprone”.

Negli anni ’60 fonderà le sue prime band e nel 1967 lavora come roadie per Jimi Hendrix e per i The Nice.

Nel 1971 si unisce agli Hawkind e subito si distingue per il suo uso particolare del basso, lo suonava come una rhythm guitar e quindi usava molto gli accordi.

Nel 1975 viene licenziato dagli Hawkind e dopo poco tempo forma i Motorhead (la formazione negli anni seguenti varierà molto, ma lui sarà l’unico membro della formazione originale a rimanere).

Il sound dei Motorhead univa vari tipi di generi, fece andar d’accordo il punk e il metal.

Tra il 1980 e il 1981 vengono scritte grandi canzoni (Ace of spades è la più famosa di queste) e l’album No sleep ’til hammersmith raggiunge la posizione numero 1 nelle classifiche inglesi. Anche negli anni seguenti la band rimarrà sempre in alto nelle classifiche e avrà sempre più seguaci.

Oltre al grande lavoro musicale con i Motorhead, Lemmy collaborerà con altre band, tra cui: The Damned, The Ramones, Ozzy Osbourne, Airbourne, Dave Grohl, Slash e Headcat (band formata da lui, Slim Jim Phantom degli Stray Cats e Danny Harvey).

Apparirà anche in televisione e scriverà tre canzoni (The game, King of kings e line in the sand) per la WWE, sopratutto per l’amico wrestler Michael Levesque (Triple H).

Con Lemmy se nè va uno dei più grandi artisti della storia del rock, capace di unire più generi e di far andare d’accordo diverse schiere di fans, un uomo che ha fatto del rock la sua religione.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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