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Lotta continua all’olio di palma

 

olio

(di Anthony Fiani)

“Novità, senza olio di palma”, “senza oleina di palma”, “Palm oil free”, “senza olio di semi di palma”

Quante volte abbiamo letto o sentito pronunciare queste diciture presenti sulle confezioni di alimenti di uso quotidiano?

Svariate, ma è anche vero che non è da molto che si è deciso di sottolineare esplicitamente la mancanza di questo ingrediente.

Di cosa stiamo parlando?

Si tratta di oli vegetali ricchi di trigliceridi e acidi grassi ricavati dalle palme da olio presenti nella lista di ingredienti di moltissimi cibi quali cereali, biscotti, pane, snack ed altre fonti di carboidrati.

Insomma qualunque tipo di prodotto da forno.

Un prodotto denominato “must” da tutte le industrie alimentari del mondo in quanto reperibile facilmente ad un prezzo molto contenuto e indispensabile per conservare i prodotti più a lungo nel tempo.

Un elemento che è possibile utilizzare addirittura per curare le ferite e accelerarne il processo di guarigione.

La Malesia oggigiorno risulta la regina produttrice di olio di palma a livello mondiale per il 39%.

Ma è dai lontani anni ’80 che si inizia a parlare di questo tipo di olio e solo dieci anni più tardi la ricerca scientifica ha intensificato il proprio lavoro per capire fino in fondo i pro e i contro a livello ambientale e salutare.

Per più di trent’anni i consumatori hanno ingerito nel proprio organismo questa sostanza che si dice essere non solo cancerogena ma anche origine di eventuali tumori legati all’ intestino e allo stomaco.

Tengo a sottolineare che queste sono deduzioni non ancora comprovate in modo definitivo, ma il risultato di una cultura convergente.

Tra i più esposti al rischio troviamo i lattanti in quanto la sostanza è stata individuata anche all’interno di alcuni tipi di latte.

Una cosa certa che non necessita di prove è che oggi grazie al web, al passa parola, alla televisione e ai più potenti mezzi di comunicazione di cui disponiamo, c’è sicuramente molta più informazione rispetto alla fine del secolo scorso.

La gente è propensa a conoscere e cambiare il proprio regime alimentare e di conseguenza pretendere o addirittura esigere dalle industrie una produzione di cibi il più salutari possibile.

Molti oggi si sentono presi in giro da una novità che non sarebbe mai dovuta essere tale ma qualcosa di ovvio, di scontato.

Nonostante le diverse dispute, confronti, discussioni sul tema, ancora oggi molte case produttrici sono restie all’utilizzo dell’olio di palma e non accennano a sostituirlo con l’olio di semi di girasole, molto presente anche in prodotti biologici.

I buoni propositi di conoscere e andare oltre le semplici scritte degli ingredienti ha portato a galla una minoranza di interessati divenuta ora la maggioranza, richiedente una produzione di cibi che offra un compromesso tra basso costo per le imprese e che sia salutare a tutti gli effetti.

Ci aspettiamo che si risolvano i dubbi e che tutto fili liscio come l’olio … di semi di girasole.

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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