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L’occhio registra. Il cervello crea

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(Di Anthony Fiani)

Fu un giovane ragazzo, non molto tempo fa, che scrisse una raccolta di pensieri riguardanti il presunto funzionamento del cervello umano, ancora oggi in fase di studio e approfondimento.

“Brain studies brain” ne era il titolo e risulta perciò più che ovvio che il cervello possa studiarsi da sé.

Tutti ne abbiamo uno, al di là di chi vuol sottolineare la nostra ignoranza su qualcosa, sostenendo il contrario.

Una torre di controllo che tiene sott’occhio qualunque movimento e dà input.

Non c’è cosa, azione, impulso che i nervi non abbiano deciso prima.

“L’occhio registra, il cervello crea”.

Fu questa una delle prime frasi che mise nero su bianco sul suo block notes.

Sembra scontato, ma sono proprio le nostre pupille che, come piccole memorie interne, fanno una sorta di fermo immagine a tutto ciò che vediamo.

È una cosa automatica, certo.

Del resto cosa, all’interno del nostro organismo, non ha una vita propria?

Un momento, un’emozione, uno stato d’animo, tutto viene “fotografato” dalle lenti umane e inviato al cervello come una mail, un messaggio.

E cosa fa questo di tutto il materiale che arriva in continuazione per un giorno intero, un mese, un anno e una vita?

Il cervello dà forma e sostanza ai “protagonisti” delle immagini ricevute.

Ciò significa che attribuisce a quella determinata persona le caratteristiche fisiche in primis e comportamentali in un secondo momento.

Del resto la prima cosa che vediamo è proprio questa, l’aspetto fisico.

Il colore dei capelli, degli occhi, della carnagione, il timbro di voce sono tutti elementi elaborati secondariamente.

In realtà gli occhi è come se ragionassero in maniera molto elementare, quasi stilizzata.

Avete presente i disegni fatti dai bambini piccoli?

Ecco, stessa identica cosa.

Vedo un albero? Si ok, me lo ricordo, è grande con dei rami e delle foglie.

Vedo una nuvola? Si me la ricordo anche se è già più difficile darle, per ovvi motivi,  una forma standard.

In pratica se non ci fosse il cervello, vedremmo tutto stilizzato, come i disegni alla lavagna quando “giochiamo all’impiccato”.

Attenzione, vedremmo si stilizzato ma pur sempre colorato.

La caratteristica del colore è insita nelle nostre pupille in quanto anche esse hanno un colore per natura.

In sintesi, gli occhi danno l’essenziale, il cervello il dettaglio.

E il resto dei sensi?

Che fine fanno gusto, tatto, olfatto e udito?

Questi fondamentali quattro sensi non altro compito che incrementare ciò che viene visto dagli occhi ed elaborato dal cervello.

Cosa significa?

È come se fossero delle parentesi, delle aggiunte di qualità di elementi all’oggetto.

Vedo un allarme, realizzo automaticamente cosa è e come funziona, l’udito mi dà la qualità aggiunta (emette un suono fastidioso, a sua volta questo può indicare pericolo e lo so grazie all’ esperienza che il mio corpo ha avuto l’ultima volta che è successo).

Può manifestarsi un’altra situazione: sento l’allarme ma non lo vedo.

L’udito mi dà la qualità, associo il suono a qualcosa di materiale, scartando a priori che si tratti di un umano che emette questo stridio,

cosa + rumore assillante = allarme, perché con gli occhi l’ho visto e il mio cervello sa che caratteristiche ha.

Vedo del fuoco, so cos’è, che colore ha, ci sto lontano perché l’ultima volta non sapendo cosa fosse mi sono scottato e ho provato dolore, una qualità che mi ha arrecato un danno e non voglio che si ripeta.

La stessa cosa vale per un abbraccio, un bacio o un cibo che ho mangiato che mi è piaciuto molto o per niente.

I miei occhi hanno visto più volte una pizza, so che forma ha, il cervello mi ha dato le caratteristiche e la consistenza, il gusto mi dà la qualità di quel cibo.

Risultato, è buona, mi piace.

Proviamo ora a pensare un attimo a chi purtroppo è stato più sfortunato nella vita e non può godere del dono prezioso che è la vista.

Come funzionerebbe il tutto?

Se questi è non vedente dalla nascita costruirà un background di conoscenze attraverso i rimanenti 4 sensi che daranno qualità alla sostanza di un oggetto immaginato.

In mancanza della registrazione visiva, tutto viene costruito attraverso esperienze dirette con i sensi e il cervello creerà un’immagine scarna ed essenziale dell’oggetto/individuo.

È come se il cervello svolgesse anche il compito degli occhi ma desse un risultato non ottimale.

In altri casi si procederebbe per esperienze vissute prima di perdere il senso della vista.

Tutto questo è un lavoro molto impegnativo che dà da fare al nostro organismo e richiede una buona fonte di energie.

Ovviamente il lavoro viene raddoppiato, triplicato e più quando sentiamo più suoni nello stesso tempo, vediamo più persone contemporaneamente, assaggiamo cibi diversi nell’arco di poco tempo l’uno dall’altro.

Con questo articolo non ho voluto dare delle considerazioni personali, al di là dei risultati scientifici raggiunti fin ora, sul funzionamento di uno degli organi più importanti del nostro corpo.

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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