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Social media e linguaggio: le nuove frontiere

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Di Vincenza Ferraioli

Uno studio del CIMec dell’Università di Trento, condotto da Marco Marelli, ricercatore all’Università di Ghent, e da Amac Herdağdelen, ricercatore per Facebook, rileva importanti novità sull’elaborazione linguistica che emergono dai social network. Il campo di ricerca è interessante e in continuo divenire. I social, spesso demonizzati per la loro mancanza di filtri, sono degli enormi contenitori di parole e dati: parte della ricerca, infatti, si basa su più di 70 milioni di tweet, per un totale di più di un miliardo di parole. Un numero altissimo e in continua crescita, considerato l’afflusso giornaliero al  social dei “140 caratteri”.

Più c’è frequenza nell’uso di una parola, più il nostro cervello è veloce a riconoscerla.

Non solo Twitter, ma anche Facebook, secondo i ricercatori, è un “predittore” per gli studi del linguaggio. I social diventano campo per le indagini, e, in qualche modo, superano addirittura altri media: dunque, non si tratta esclusivamente di piattaforme che raccolgono parole che diventano  un dato o un insieme di dati applicabili e misurabili con più parametri, ma anche e soprattutto della parola stessa, della sua frequenza, della sua velocità di elaborazione da parte del parlante e di quella del leggente di riconoscerla.

Ciò che è veramente importante è che attraverso questo studio è possibile comprendere quali siano i meccanismi di elaborazione linguistica del nostro cervello. Twitter e Facebook sono stati studiati in quanto, il testo contenuto nei tweet e nei post, rappresenta il prodotto dell’espressione diretta (senza remore o vincoli) di un individuo. Da questo assunto è possibile confrontare le precedenti norme di frequenza e addirittura crearne delle nuove operando una comparazione tra media classici e nuovi media. Le norme di frequenza delle parole si ottengono in base a parametri molto importanti quali molteplicità e multilateralità dei temi trattati, linguaggio spontaneo, quantità di dati da ottenere e comparare.

Per il loro carattere dinamico, espressivo, istantaneo, i social network rappresentano un orizzonte ancora inesplorato per certi aspetti, l’interesse dimostrato dalle scienze cognitive e neuro cognitive per il linguaggio “social” non solo sarà sempre più approfondito ma aprirà direttamente e indirettamente, nuovi scenari per le scienze della comunicazione.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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