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Il trionfo della terza età

3 età

 

(di Marco Ferrari)

L’Italia, secondo alcuni dati Istat, rappresenta tutt’oggi il Paese più “vecchio” d’Europa.

Questo è quanto stato riportato dall’ente di statistica nazionale che, oltre a questo studio, ha messo in evidenza come negli ultimi 5 anni il tasso di nascite nel nostro Paese sia calato vertiginosamente, delineando così uno scenario poco ottimista.

Le cause che caratterizzano la diminuzione dei neonati, oltre alla cosiddetta “fuga degli under 30” ossia la scelta da parte di alcuni giovani sotto i trent’anni di andare a lavorare all’estero in cerca di una situazione economica migliore, sono, per esempio, la scelta di alcune donne di diventare mamme intorno ai 31-32 anni e il fatto che i “nonni” continuino a lavorare.

Ebbene sì, si può certo dire che è una ruota che gira, però in senso antiorario. La vecchia generazione deve ancora sopportare le fatiche della vita lavorativa a seguito dell’estensione dell’età pensionabile fino ai 65 anni per gli uomini e i 62 per le donne, questo perché lo Stato non ha più fondi da destinare alle pensioni.

Dal punto di vista delle donne, come degli uomini, invece, è presente più consapevolezza e meno intenzionalità. Le nuove coppie danno priorità al costruirsi una discreta base economica attraverso la quale far partire il loro progetto. Ciò richiede tempo e, a volte, si ha bisogno anche di un’intera vita. Perciò l’iniziale entusiasmo, col passare del tempo, si va sempre più ad attenuare per ovvie vicissitudini in ambito economico. Molti giovani provano difficoltà anche nel solo concepire l’idea di avere un figlio.

Da questo gioco beffardo, i giovani restano i perdenti principali in quanto vinti dalle generazioni passate.

E’ inutile dire che il tutto è figlio, si utilizzo proprio questo termine paradossale, della precaria situazione economica che sta investendo il nostro Paese da oramai alcuni anni e che sembra non risolversi ancora oggi.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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