0

Liga Rock Parc

 

liga

(Foto da: rockol.it)

(di Rebecca Manzi)

130 mila persone, le uniche due date live del 2016, 850 metri quadrati di maxischermo, 700 metri quadrati di palco, 3 ore di concerto, 31 brani in scaletta ed una location a dir poco suggestiva: il Parco di Monza.

Sono questi gli ingredienti del Liga Rock Park, il doppio concerto del rocker emiliano Luciano Ligabue che si è svolto a Monza il 24 ed il 25 settembre 2016.

I fan sono accorsi da ogni parte d’Italia per un evento unico, una vera e propria festa per celebrare i 25 anni di una delle canzoni simbolo della carriera di Ligabue, un brano che fin dal 1991 non è mai mancato in ogni concerto: Urlando contro il cielo.

Si parte alle 21.00 di venerdì 23, quando il Parco con “Aspettando Liga Rock Park” diventa un vero e proprio cinema all’aperto, trasmettendo in esclusiva e per la prima volta “Campovolo 2015 – La Festa”, il film che racconta e ripercorre il concerto che si è tenuto esattamente 370 giorni prima nell’aeroporto di Campovolo, a Reggio Emilia.

Alle 12.00 di sabato, poi, i cancelli del Liga Rock Park si aprono definitivamente ed ecco iniziare la corsa al posto e – soprattutto – alla transenna. Il Parco a poco a poco si popola della carica degli 80 mila fan – la location ne avrebbe potuti ospitare 100/120 mila, ma gli organizzatori, in accordo con lo stesso Ligabue ed il suo manager Claudio Maioli, hanno deciso di fissare il tetto ad 80 mila. Il pubblico viene intrattenuto prima dal contest delle band emergenti e poi da “Radiofreccia Live”, condotto da Angelo Baiguini e Fabrizio Ferrari di Rtl 102.5, con una playlist di canzoni scelte dal Liga.

Ma ecco arrivare il momento tanto atteso: alle 20.30, perfettamente puntuale, lo schermo si accende e proietta le frasi: “L come Liga Rock Park. S come Siamo qui. V come Voi”. E subito partono le note di Urlando contro il cielo, con il ritornello prima intonato dal pubblico e poi dalla band e dal rocker, accolti da un boato indescrivibile. Liga non perde tempo e al primo brano ne seguono altri due a cascata, per i veri intenditori: Libera nos a malo e I duri hanno due cuori.

Poi finalmente Luciano saluta i suoi fan: “È da 370 giorni che non faccio un concerto. Vi sembra giusta come pena da infliggere a un ragazzo nel pieno dei suoi anni?”. Il pubblico non fa niente per nascondere quanto sia d’accordo ed il concerto prosegue con Niente paura e un medley di Sogni di rock’n’roll e Con la scusa del rock’n’roll, scritte a 13 anni di distanza.

Un’altra rapida carrellata di brani, da C’è sempre una canzone a Questa è la mia vita, passando per Il sale della terra ci conduce ad uno dei momenti clou dell’evento: l’esecuzione live acustica di Leggero, canzone scelta direttamente dai fan votando sulla pagina Facebook del cantante. Il coro lasciato al pubblico ed intonato ad una voce sola è da brividi.

Dopo un altro classico, Ho perso le parole, è il turno degli inediti del nuovo concept album, “Made in Italy”, che uscirà il 18 novembre. Si inizia con La vita facile, una riflessione che un uomo fa sulla sua vita e su cosa gli è successo e soprattutto non gli è successo. Il riff di chitarra iniziale è rock puro ed incanta il pubblico, il testo è davvero profondo e la canzone si candida per entrare di diritto tra gli inni di Luciano.

Dopo le classiche L’odore del sesso e Quella che non sei, arriva la perla: Lettera a G. La canzone che ti ripaga dalle ore e dai chilometri fatti a piedi per raggiungere – e costeggiare –  il Parco fino all’ingresso dell’area concerto, quella che ti ripaga del freddo – tanto, tipica umidità milanese inclusa – e dei 370 giorni di attesa. Un brano che ha 11 anni e che è stato eseguito solo una volta dal vivo per, parole dello stesso Ligabue, “motivi emotivi”. E in effetti quest’emozione si vede tutta quando Luciano inizia a cantare, mani in tasca e sguardo allo stesso tempo assente e carico di sofferenza e quando finisce di farlo, quando si allontana mestamente dando le spalle al pubblico, probabilmente per non rivelare che una lacrima è scesa. E molto più di una lacrima è scesa anche a tutti i fan: tantissimi cantano a squarciagola abbracciati ed asciugandosi gli occhi questa pura poesia, scritta dal rocker per un amico scomparso a soli 18 per una brutta malattia. Questo, a detta anche di chi non conosceva la canzone, resta il momento più toccante e carico di significato del concerto, quello che difficilmente tutti i presenti, inclusa chi vi scrive, dimenticheranno.

È difficile riprendersi da quest’emozione, ma la scaletta ha pensato anche a questo, proponendo due classici rock del repertorio di Luciano: Il giorno dei giorni – che vista la portata dell’evento e le sue parole con il testo che recita “lacrime e brividi” calza a pennello – e I ragazzi sono in giro.

Subito dopo un altro inedito Ho fatto in tempo ad avere un futuro, ancora più profondo del primo, con una dedica finale che, probabilmente, rimarrà una delle frasi più amate dai fan: “Ho fatto in tempo ad avere un futuro che fosse molto più grande di me, magari ne merito un altro di nuovo dove comunque ci sei anche te”.

Ecco poi un altro dei brani più attesi è Piccola stella senza cielo, che Liga ripropone come nelle prime esecuzioni live con un medley internazionale di classici rock –  da Riders on the storm dei Dors a Because the night di Patti Smith – al suo interno, per finire con il classico coro dei fan.

Luciano poi inforca la chitarra e avanza lungo il palco fatto a T per il set acustico. Ad aprire le danze è una delle canzoni più amate dai fan, suonata quasi mai dal vivo – e lo stesso Ligabue si dice stupito in quanto “è una delle mie preferite” – Metti in circolo il tuo amore, una classica ballata piena di sentimento. È poi la volta di Non è tempo per noi e di Lambrusco & Popcorn, che chiude il terzetto acustico con un momento divertente che coinvolge tutto il pubblico, quando nel ritornello finale tutti i fan intonano “e gira, gira, gira, gira intanto resti qua, la la la ..” facendo ruotare la mano e girando su se stessi mimando le parole della canzone.

La fine del concerto si avvicina e, dopo il terzo ed ultimo inedito di “Made in Italy” – Dottoressa – un brano scanzonato, provocante ed irriverente che ricorda gli inizi della sua carriera e che resta in testa, ma di sicuro non uno dei capolavori del rocker, il pubblico si scatena con Un colpo all’anima e Il muro del suono, per commuoversi nuovamente con Il giorno di dolore che uno ha.

Con Balliamo sul mondo e Tra palco e realtà nessuno riesce a non saltare e quando le luci si spengono per alcuni istanti tutti comprendono che siamo agli sgoccioli. Ecco infatti i bis: si parte con G come Giungla, il primo singolo estratto da “Made In Italy” da circa 3 settimane, ma che già tutti cantano come se fosse un classico.

Non può mancare, poi, l’eterna Certe notti, uno dei brani che ha consacrato il Liga e che viene urlato tra 80 mila abbracci e 80 mila luci dei telefonini che illuminano il prato appositamente lasciato al buio per questo momento.

Si finisce come avevamo iniziato: Luciano ringrazia il pubblico dicendo che “valeva la pena aspettare 370 giorni per avervi qui” e cantando Urlando contro il cielo, “un inno perché lo avete voluto voi” – il brano, infatti, non è mai stato un singolo, ma il pubblico ha fin da subito deciso che andasse suonato sempre ad ogni live. Questa volta, però, è proprio il popolo degli 80 mila il protagonista, con il Liga che offre solo “la mia complicità”: la canzone viene infatti eseguita solo chitarra e voce ed il coro “il patto è stringerci di più” diventa l’emblema di questo straordinario evento.

Siamo ai saluti ed ai ringraziamenti finali, mentre in sottofondo si sente il jingle di G come giungla, alla band – quest’anno impreziosita dai fiati che hanno dato un tocco unico a molti brani – con un applauso che diventa un boato quando Luciano fa il nome del chitarrista Federico “Fede” Poggipollini, osannato dal fan club Bar Mario con il coro “C’è solo un capitano”, suo soprannome da sempre.

Ciò che resta, mentre le luci si spengono e la fiumana degli 80 mila lentamente, e senza smettere di cantare, defluisce dal Parco per tornare alle macchine o alle navette – ma tanti passeranno un’altra notte all’aperto per aspettare la seconda data, con i suoi 50 mila partecipanti – è la consapevolezza di aver vissuto emozioni uniche ed di essere stati tra i protagonisti di un evento che rimarrà nella storia della musica italiana e tanta, tanta attesa per il prossimo, già annunciato, tour per promuovere “Made in Italy”, che avverrà nel 2017.

Per chi però se lo fosse perso, o volesse semplicemente riviverlo, l’appuntamento è fissato per il 23 novembre, quando il canale televisivo Fox Life trasmetterà il concerto ed il docu-film sulla creazione del nuovo disco oppure per il giorno precedente, in quanto l’evento sarà trasmesso anche al cinema con la presenza dello stesso Ligabue.

Ma si sa: “Il meglio deve ancora venire”!

Share Button

Mauro Carabelli

Giornalista

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *