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A Cagliari come a Jackson

 

racism

 

(di Davide Bonamici)

In questi giorni a Cagliari, nella scuola delle suore Mercedarie, sono accaduti degli spiacevoli atti discriminatori, nei confronti di un bambino egiziano di 9 anni e di un ragazzino etiope di 12.

I genitori di alcuni alunni si sono detti contrari all’integrazione di questi nelle loro rispettive classi, alcuni, addirittura, sono arrivati a ritirare i figli dalla scuola.

La soluzione adottata dalla scuola è tutto fuorché umana, ovvero, hanno ascoltato le lamentele e costruito un bagno per i due “nuovi arrivati”. Una cosa che ancora oggi accade, in un clima di segregazione razziale, in Mississippi, ma che purtroppo si è estesa anche qui.

Discriminando così i due ragazzini si generano dei gravi traumi: uno da parte dei due ragazzini, che non si sentiranno accettati per via della loro provenienza. L’altro da parte dei figli dei genitori che hanno effettuato queste discriminazioni, perché, con questo esempio di scempio, cresceranno con una mentalità retrograda, legata fortemente ad una ideologia razzista (spero che crescendo, possano pensare con la loro testa e non seguire il brutto esempio dei genitori).

Perché è grave che accada qui, perché si va ad imitare “lo stato americano che è indietro 100 anni rispetto agli altri”, il Mississippi. Ovvero, uno stato che ha come sue colonne portanti razzismo e segregazionismo, dove è ancora attiva qualche cellula del KKK (Ku Klux Klan). In Mississippi, ancora oggi, c’è un forte clima di emarginazione sociale e razziale nei confronti delle comunità afroamericane: i bagni dei bianchi e dei neri sono ancora separati, così come le aree di ristoro, c’è la parte dedicata ai bianchi e la parte dedicata ai neri, e l’uno non può invadere l’altra (e viceversa); oppure, gli afroamericani, per strada o su un marciapiede, devono ancora cedere il passo ai bianchi; e ci sarebbero ancora da elencare altri mille punti dove la società dimostra di essere segregazionista e bigotta.

Quello che è accaduto a Cagliari, purtroppo, è molto simile a ciò che succede ogni giorno in quello stato del Deep South. Due ragazzi sono stati emarginati ed isolati dagli altri, su richiesta dei genitori, e sono costretti ad andare in un bagno “diverso”, perché secondo gli adulti sono “portatori di malattie”. Il che è molto sbagliato, perché così si insegnano l’odio e una fantomatica superiorità nei confronti di ciò che viene definito “diverso” ai propri figli.

Tanti mi potranno dire “E’ un caso, perché fai questo paragone?” Invece questo paragone va fatto, per sottolineare quanto razzismo, nel ventunesimo secolo,  resiste ancora in Italia sebbene l’evidenza ci mostri come il  mondo sia un intreccio di paesi e uomini  con luoghi e culture diversi.

Emancipiamoci dalle catene della schiavitù mentale, perché, né qui né in Mississippi e né ovunque nel mondo, non ci dovrebbero essere questi climi di segregazionismo e razzismo, e i genitori dovrebbero crescere i loro figli senza insegnare loro a portare odio e coltivare  pregiudizi.

In questo secolo, dove c’è una nuova nascita culturale, non possiamo rimanere fermi a ideali retrogradi, che qualche dittatore promulgò meno di un secolo fa.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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