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Referendum costituzionale: c’é chi dice no

travaglio 1

(di Antonio Corcillo)

Martedi 4 ottobre sono andato a Luino, per assistere allo spettacolo tenuto da Travaglio che ha spiegato i contenuti del referendum inerente alla riforma Boschi  che presto andremo a votare.

Il referendum prevede il superamento del bicameralismo perfetto, l’abolizione del CNEL e la trasformazione del senato in una camera delle autonomie territoriali,  composto da consiglieri regionali e sindaci per un totale di 100 membri contro i 315 attuali.

Il bicameralismo perfetto è un sistema parlamentare in cui sia la Camera che il Senato svolgono le stesse funzioni. Questo produce effettivamente un rallentamento dei tempi d’approvazione di una legge a causa del ben noto meccanismo del “ping-pong” che, come dice la parola stessa, fa  rimbalzare da una camera all’altra un testo di legge, anche per lievi modifiche.

Se la riforma fosse approvata non risolverebbe il fenomeno del ping-pong, dal momento che il Senato delle autonomie, rispetto alle leggi che abitualmente deve votare, potrebbe proporre delle modifiche che la Camera poi dovrà decidere se recepire oppure no.

Per quanto riguarda invece le leggi che non necessariamente andranno votate, il nuovo Senato avrà la facoltà di richiamarle dopo l’uscita dalla Camera e decidere se confermarle o fare degli emendamenti. In questo il testo dovrà ritornare di nuovo alla Camera.

Da  queste considerazioni si evince che approvare una legge con la riforma, il meccanismo potrebbe essere ancora più complicato.

Una delle altre motivazioni si basa sulla possibilità di contenere i costi della “casta” ma non sarà così, i sindaci e compagni, potranno inserire in nota spese costi come trasporto, pranzo, albergo e molto altro.

Verosimilmente avremo addirittura un aumento sulle uscite di Stato.

Passiamo ad un altro aspetto importante della riforma, ossia l’immunità parlamentare.

Questo privilegio dato ai senatori comprende l’esenzione dall’arresto, intercettazioni e  perquisizioni, magari grazie a questo vantaggio potrebbero essere  invogliati e selezionati  proprio coloro che hanno già qualche problema con la giustizia.

Come sappiamo la strada maestra in Europa la solca lo stato tedesco, anche in questo caso è stata usata questa motivazione.

Effettivamente anche la Germania ha un organo che rappresenta i territori, ma essendo uno stato federale, è formata da tanti  “staterelli”, chiamati land, ognuno di essi ha un presidente eletto dai suoi abitanti.

Quindi nel loro senato vi possiamo trovare tutti i presidenti dei vari land, legati inoltre dal vincolo di mandato che li obbliga a votare come gli dice il loro Stato.

Altre due caratteristiche citate nel testo di questa intricata riforma sono le leggi di iniziativa popolare e il quorum dei referendum.

Se è vero che il quorum è stato abbassato, d’altro canto è stato alzato il numero della firme necessarie per presentare un referendum, che passerà da 500 mila a 800 mila.

Anche per proporre una legge di iniziativa popolare il numero di firme che si dovranno raccogliere passerà da 50 mila a 150 mila.

Quindi il Senato diventerà un organo di secondo livello, di conseguenza noi voteremo solo per la Camera con una nuova legge elettorale soprannominata Italicum.

Questa legge elettorale prevede la divisione dell’Italia in 100 collegi ciascuno dei quali esprime dai 3 ai 9 deputati.

Ogni partito presenterà un capolista e un listino da dove si potrà scegliere due preferenze un maschio e una femmina.

Considerando il fatto che il capolista scelto dal partito si potrà candidare in più collegi  (massimo 10), sarà più facile che sia quest’ultimo ad essere eletto rispetto ai rappresentanti verso cui sono state espresse delle preferenze.

Qualora un partito riuscisse a superare il 40% dei voti gli verrà assegnato un premio di maggioranza del 15%, pur essendo rappresentativo di una minoranza del paese.

Inoltre se nessuno dovesse  superare la quota al primo turno, i primi due partiti andrebbero al ballottaggio e chi vincerebbe otterrebbe comunque 340 seggi.

Spero di avere illustrato in maniera chiara e semplice, i contenuti che Marco Travaglio ha sapientemente esposto in circa 2 ore di monologo.

Vorrei chiudere questo articolo con le parole di un noto giurista italiano: Gustavo Zagrebelsky,      Presidente della Corte Costituzionale e attualmente docente di Diritto costituzionale presso l’Università di Torino.

Recentemente ha dichiarato: “Ho detto ai miei studenti che se passerà il sì e quindi la riforma, dovrò smettere di insegnare Diritto Costituzionale, perché, ammetto, non ho capito quasi nulla delle parti essenziali di questa riforma e di come possa funzionare secondo i nostri ministri”.

 

 

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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