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Il consumo dell’odio

 

consumismo

(Immagine da studenti.it)

(Mauro Carabelli) Stando agli ultimi sondaggi, l’effetto “sardine” sembra non intaccare le preferenze dell’elettorato per il centro destra, l’ “orda” sovranista secondo i giovani benpensanti della gauche. Non solo, ma nella culla della prima apparizione di questo banco ittico, cioè l’Emilia Romagna, lo scarto a favore dei leghisti sembra aumentare di giorno in giorno. Che dire? Forse il vuoto desiderio di proiettare l’odio solo per differenziarsi, è stato colmato dal principio di realtà di una parte preponderante e responsabile di adulti, quelli a cui il buffone di corte e principe del “caos” Grillo, non a caso, vorrebbe togliere il diritto di voto lasciandolo solo all’esuberanza fanciullesca.
Ciononostante, il fenomeno di questo nascente e probabilmente declinante innamoramento giovanile contro chi non soggiace al pensiero unico o a un mondo indifferenziato e nichilista è esploso in una progressione veloce e inquietante così, come a suo tempo, era deflagrato sulla spinta della “catastrofe climatica” con l’aria fritta telecomandata di Greta Tunberg. Sono convinto che, oggi come allora, si stia palesando il tentativo di sovrastimare uno degli aspetti negativi dell’archetipo del “puer”, il bambino, che nella criticità del momento, si propone come depositario di saperi salvifici per il mondo intero e chiama gli altri giovani alla rivolta, nel silenzio ammirato di molti adulti e media faziosamente schieratissimi, soprattutto con la collaborazione di quelli che pensano al proprio profitto e potere.
Basterebbe riascoltare le saccenti e per nulla concilianti dichiarazioni dei presunti leader “sardinisti” o le osannanti genuflessioni da parte delle maggiori testate, per rendersi conto non tanto della drammaticità del momento ma della drammatizzazione fittizia in cui sta precipitando il mondo della cultura, dell’informazione e del buon senso in generale. Non intendo entrare più di tanto nel merito della superficialità dei contenuti dei due movimenti probabilmente intercambiabili, o forse gli stessi, (certamente fanno eccezione le rivolte dei giovani di Hong Kong dove la repressione del potere è reale e non virtuale o i sacrifici di tanti ragazzi impiegati nel volontariato nudo e crudo). Il “deus absconditus” è invece quella regia planetaria che ha suscitato molti episodi di ribellismo contemporaneo sfruttando la sovra realtà immaginaria di cui il mercato globale si nutre per intrigare milioni di giovani cresciuti e pasciuti nell’establishment, e coccolati dal potere, davanti alle vetrine dove vengono esposti gli ultimi modelli di smartphone o mobilitare migliaia tra “sardine” e “girotondini” contro la “rappresentazione” indotta del malvagio di turno.
E non c’è niente di più facile, come nelle fiabe così come nelle regole del marketing aziendale e politico, generare desideri consumistici o l’ostilità verso un nemico immaginario in generazioni incapaci di adottare la pratica della verifica quotidiana con il piano di realtà. Un target perfetto per vivificare ab infinito il capitale finanziario e la politica elitaria che lo legittima. Un investimento a lungo termine con specifici algoritmi, neuroimaging e purtroppo tanti cattivi animatori nel paese dei balocchi.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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