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I telecronisti bolliti

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(Da meteo.net)
(mc) Purtroppo sta succedendo quello che si temeva da anni. La pseudo cultura woke sta facendo breccia anche nelle teste di persone insospettabili. Prendo ad esempio i commenti dei telecronisti dell’incontro pugilistico tra la nostra Angela Carini e l’avversario algerino transgender Imane Khelif il cui livello altissimo di testosterone non depone a favore della sua presunta “femminilità” e, per dirla tutta, anche la sua struttura muscolare. I fatti sono noti, dopo il primo colpo sferrato da Khelif, Angela si è resa conto che stava combattendo contro un uomo con il rischio di finire massacrata sotto colpi di incredibile violenza per una donna. Ha gettato la spugna dopo pochissimi secondi, si è inginocchiata e ha pianto. A quel punto i due commentatori si sono lasciati andare a critiche come: “Sembra un abbandono contestato”, commenta Oscar Damiani, leggenda della boxe italiana. Il telecronista invece afferma: “Questo è l’ultimo dei finali che ci potevamo aspettare”. “Non è una bella figura”, “adesso la Carini si abbandona a un pianto che sembra ancora più strano”, dicono i due concludendo: “Io mi dissocio…”, “anch’io”. Ora, c’è da rimanere basiti se due personaggi come un giornalista e un esperto di boxe non riescano a cogliere il senso del momento drammatico vissuto da una indiscutibile campionessa (86 vittorie come dilettante) che si è trovata, suo malgrado, a difendere la maglia ad armi impari. Mi sono chiesto se fosse mai possibile che questi due personaggi della cronaca Rai vivessero a tal punto fuori dal mondo da non aver compreso l’attention generale che stava montando attorno alla partecipazione di atleti trans in gare femminili ridicolmente autorizzata dalla Boxing Unit del Cio. Stiamo parlando di Olimpiadi e non di una serie di garette nel parco sotto casa. Stiamo parlando di anni di sacrifici, aspettative e non di improvvisazioni. Possibile che la professionalità dei due, sul libro paga della Rai, fosse di un livello così basso e offensivo? Per spiegare questo e altri cedimenti socio culturali e capovolgimenti del buon senso da cui ormai siamo circondati, ricorro al principio della “rana bollita” di Noam Chomski, quello per cui se si immerge una rana in una pentola bollente, tenterà di schizzare fuori. Se la stessa operazione si compie con una pentola di acqua fredda e, poco alla volta, viene aumentata la temperatura, la povera rana non si renderà conto di quanto le sta accadendo, anzi andrà incontro paradossalmente alle estreme conseguenze senza trovare la forza di reagire. Ed è ciò che sta accadendo dopo anni in cui il pensiero unico e i suoi aberranti contenuti, di gay pride in cancel culture, progrediscono senza sosta con la complicità di media, agenzie di comunicazione, partiti politici, trasformando in accettabile e ragionevole tutto ciò che fino a pochi decenni fa era impensabile. Ecco perché, il ritiro seguito dal pianto, ritengo liberatorio, di Angela Carini, fosse anche a sua insaputa, assume un significato di radicale ribellione contro un’omologazione che purtroppo ha raggiunto anche la sacralità dello sport olimpionico. Fossimo tutte e tutti così coraggiose e coraggiosi, naturalmente e umanamente donne e uomini, forse riusciremmo nell’impresa titanica di riportare questo mondo rovesciato alla sua naturale dimensione.
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Mauro Carabelli

Giornalista

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