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Nella Parigi da bere

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(mc) Dunque, dopo un dibattito incandescente sulla ragione e sulle sorti degli incontri di pugilato olimpionici e non solo, persistendo regole molto inclusive  e poco equilibrate, non possiamo esimerci dal fare anche alcune considerazioni su come siano stati accolti e considerati gli atleti coinvolti nelle varie discipline, in un contesto ricettivo in cui è opinione che sia stata data molta più luce al “neopaganesimo” parigino anziché alle Olimpiadi e ai suoi principali protagonisti. Uso, sicuramente in modo inappropriato, le immagini che ritraggono  il nostro Thomas Ceccon steso su un asciugamano e appisolato sull’erba del Villaggio olimpico. Certo, si tratta solo di una semplice siesta outdoor e non di un ristoratore sonno notturno: “Non era di notte, solo un pisolino”, fa sapere la Federnuoto. Tuttavia rimane un’immagine adeguatamente simbolica. Infatti,  l’azzurro si era già lamentato delle condizioni al Villaggio olimpico e con lui altri atleti che avevano criticato la qualità del cibo, dei trasporti, dell’assenza dell’aria condizionata nelle stanze, dei letti in cartone e così via. Disagi non imputabili al pressapochismo organizzativo bensì a scelte volutamente “green”.  E qui sta il punto, perché se si volevano evitare sprechi energetici,  adottando  materiali biocompatibili magari lasciando liquefare i corpi nel caldo umido dell’estate parigina, si è ottenuto esattamente il contrario. Sta di fatto che tantissimi  atleti si sono armati di condizionatori personali o si sono rifugiati in alberghi e pensioni.  La morale è che quando la visione della green society viene imposta senza mediare con i reali bisogni quotidiani delle  persone, quei problemi ecologici, che si pensava di aver spedito fuori dalla porta, ti rientrano dalla finestra sotto forma di pinguino condizionatore. Anche la gestione  a suon di decreto dell’inquinamento della Senna, come se un timbro bastasse a rendere le sue acque limpide e bevibili,  si è infognata assieme a questo pezzo  di grandeur macroniana. E sono le cronache a ricordarcelo visto che  la squadra belga di triathlon, nota come Hammers, ha annunciato il ritiro dal triathlon misto ai Giochi Olimpici a causa di una grave infezione batterica che ha colpito l’atleta Claire Michel. Gli esperti ritengono che la causa dell’infezione sia l’acqua inquinata della Senna, dove si svolgono le gare di nuoto del triathlon. Vedremo come finirà questo gioco a nascondere sotto il tappeto scorie probabilmente più politiche che organizzative. E certamente i batteri fecali non fanno parte della immaginaria cospirazione ordita da Putin.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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