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L’ira dei popoli

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(mc) Emblematico quello che è successo e probabilmente continuerà a covare sotto le ceneri dell’incendio divampato in tutta la Gran Bretagna. Mi riferisco agli scontri tra manifestanti e polizia innescati dall’uccisione di tre bambine a Southport. Delitto efferato, attribuito a un 17enne, nato nel Regno Unito da genitori ruandesi. Ignote per ora le ragioni che hanno mosso il ragazzo ad accoltellare tutte le persone che gli venivano a tiro. Ma la carneficina in sè, più che le fake news sulle presunte origini islamiche dell’accoltellatore,  è stata probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso in un contesto da tempo tesissimo dove la forte presenza di immigrati irregolari e comunità islamiche confliggono con la convivenza in molte città dell’UK. Certo, l’onda emotiva è stata cavalcata da gruppi di estrema destra ma sembra che, di giorno in giorno, alle manifestazioni si fossero aggregati molti comuni cittadini. Infatti, il caso più eclatante si è avuto il 3 agosto scorso a Belfast, nell’Irlanda del Nord, dove per la prima volta, dopo decenni, accantonate come per incanto le diatribe religiose e autonomiste costate, tra gli anni sessanta e novanta, migliaia di morti da entrambe le parti, cattolici e protestanti si sono uniti dando vita a un corteo anti immigrazione per poi scontrarsi duramente con la polizia di fronte al municipio.

Secondo il primo ministro laburista Keir Starmer, dietro la protesta si annida solo una strumentalizzazione ad arte organizzata da sigle dell’ultradestra islamofoba e anti-immigrazione più radicale. Può essere. Ma i fatti di  Belfast che indicano il dilagare di una esasperazione popolare,  che ha sciolto come neve al sole  gli inveterati muri e  steccati ideologici della comunità cattolica e dei lealisti protestanti dell’Ulster, non possono essere etichettati, secondo il vezzo di una certa visione liberal woke, come fascistoidi e, quindi, da reprimere militarmente. È una supponente parola d’ordine nonché irresponsabile sottovalutazione, rilanciate anche dai media progressisti, che potrebbero costare care alla gestione dell’ordine interno britannico prima che l’ira del popolo irlandese non  arrivi a rigenerare una modalità di resistenza appartenuta  a un’altra IRA. I presupposti ci sono tutti.

(Foto AGI)

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Mauro Carabelli

Giornalista

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