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La guerra tra due mondi

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(Foto Agenzia Dire)
(mc) Intrigante l’immagine degli atleti italiani della pallanuoto che danno le spalle ai torti arbitrali. Certo, è la reazione giustificatissima del Settebello a una scelta dei giudici di gara che lo ha defraudato nel match dei quarti contro l’Ungheria e messo definitivamente fuori gioco in sede di reclamo dalla World Aquatic. Ma è anche, secondo me, un’immagine emblematica che possiamo utilizzare per sottolineare la contrarietà e la non appartenenza a quel mondo in cui tutto è concesso, anche farsi beffe della regolarità sportiva oltre che biologica, e che ha trovato in terra di Francia la palude fertile per esprimersi. E non mi riferisco solo alle ambigue cecità arbitrali, o alle acque nere della Senna tornate limpide con un semplice timbro burocratico, o al villaggio olimpico invivibile dovendo sperimentare l’utopia verde, o agli incontri di pugilato femminile dove è stata sdoganata la sospetta iperandroginia e nemmeno agli eventi inaugurativi delle macroniadi talmente neopagani, giacobini e blasfemi da strappare la solidarietà degli islamici nei confronti dei cristiani. Questo è nulla se inseriamo il primato dello sport olimpico in un contesto mondiale in fiamme in cui Est , Ovest e Medio Oriente gareggiano a colpi di cannone. Soprattutto, dove a pochi chilometri, al di là della manica, il Regno Unito si è trovato per giorni sull’orlo di una guerra civile che ancora sta covando come brace rovente in decine di città, da Londra sino agli estremi land nordirlandesi. Si dirà che è frutto di una provocazione dell’estrema destra razzista e omofoba come il mainstream sostiene a palle incatenate. Tuttavia, le immagini che filtrano attraverso i social, opportunamente sbiadite se non rimosse dai media globalisti, mostrano una pressione globale e generalizzata, non solo tra semplici fazioni ma di uno scontro tra due mondi, appunto. Ridurre tutto a schermaglie novecentesche tra destra e sinistra è estremamente semplicistico perché non coglie il forte disagio e le molte contraddizioni causate da scelte inclusive, più imposte che mediate, in sintonia con l’immigrazione fuori controllo, il pervicace livellamento sociale, culturale, linguistico verso il basso che coinvolge tutto l’Occidente. Le violente reazioni nell’Irlanda del Nord sono eloquenti e ricordano i giorni in cui nelle strade, nei quartieri, di casa in casa, spadroneggiavano i lealisti e i poliziotti da una parte e gli affiliati dell’IRA dall’altra. Ma c’è di più e ha a che fare con la limitazione della libertà di idee e di parola: il governo laburista reprime il conflitto usando il pugno durissimo soprattutto nei confronti di chi protesta sventolando la Union Jack ed è sufficiente l’espressione di un’idea sui social non in linea con l’establishment del momento per essere prelevati da casa, arrestati, processati, condannati e sbattuti nelle patrie galere in un nano secondo. E non siamo nel Venezuela del “compagno” Maduro. Siamo in Europa.
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Mauro Carabelli

Giornalista

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