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Il Grande Fratello ti osserva

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(Foto da X)
(mc) E’ un’immagine che lascia adito a qualche interrogativo quella in cui il funzionario di polizia inglese fornisce la versione ufficiale dei fatti relativi agli incidenti “islamofobi” che hanno messo a ferro e fuoco interi quartieri delle principali città del Regno Unito. Alle sue spalle, quasi a verificare la conformità con il punto di vista dell’establishment governativo schierato con le minoranze etnico religiose, stazionano, con un cipiglio che non lascia adito a dubbi, dei barbuti rappresentanti delle comunità islamiche. Nulla da obiettare se lo speach del funzionario della British Police sia ragionevolmente a tutela di una minoranza spalmata lungo tutto il Paese. Ma è corretto parlare di un segmento minoritario? Se i seguaci dell’Islam rappresentano 1 britannico ogni 20, in alcune estese aree metropolitane come quella londinese, almeno il 50% degli abitanti è costituito da mussulmani. Di peso anche i sindaci di fede islamica tra i quali Sadiq Khan confermato per la terza volta major della capitale, Mohammed Yaqub Hanif, major di Luton e molte altre importanti figure istituzionali diffuse ovunque. Dunque, il problema non sta tanto nella quantità, sebbene i mussulmani siano triplicati in meno di 10 anni, quanto nella qualità delle rappresentanze politiche di fede islamica spuntate come funghi nel Regno Unito. Incoronamenti istituzionali che hanno trovato terreno fertile soprattutto nel corso delle movimentazioni elettorali, amministrative prima ed elezioni politiche poi. Infatti, la vera novità delle amministrative è stata la vittoria dei candidati indipendenti e dei verdi che ha messo in allarme il bacino elettorale dei Labour: sono stati eletti decine di attivisti filo-palestinesi e mussulmani che si sono accaparrati un numero consistente di collegi, critici nei confronti del partito laburista per la linea morbida assunta nei confronti di Israele. Non a caso il leader dei Labour, Sir Keir Starmer, ha dovuto affrontare le successive politiche, che lo avrebbero incoronato primo ministro, costruendo e adattando la propria strategia elettorale anche sulla base delle forti pressioni e richieste assai ardite del Muslim Vote, sostenendo di essere determinato a soddisfare le preoccupazioni degli islamici inglesi e a guadagnarsi il loro rispetto. Oggi, a giochi fatti, non a caso stiamo assistendo alle conseguenze della cambiale sottoscritta da Starmer per procacciarsi i favori delle comunità islamiche. Si tratta di una sorta di patto d’alleanza con normative ancora più compatibili alle istanze dei mussulmani inglesi. Giova ricordare che le infiltrazioni islamiche già non sono mai state in totale allineamento con la giurisdizione britannica per via della eccessiva autoreferenzialità delle loro comunità. Concedere loro ancora più ampi margini di tolleranza e autonomia di governance dentro il tessuto sociale e culturale del tradizionalismo anglosassone, colto alla sprovvista e messo in difficoltà dalla virulenza delle manifestazioni filopalestinesi, è stato il vero innesco – al netto del terribile accoltellamento di alcune ragazzine da parte di un diciassettenne non islamico – che ha dato il via alle intolleranze islamofobe esplose in tutto il Paese. Troppo estese per essere classificate come intemperanze razziste di pochi facinorosi fascistoidi. La reazione governativa laburista è stata quella di mantenere l’ordine pubblico con il ricorso a una dura quanto improbabile realpolitik “antifascista” di facciata ma collaborazionista di fatto, assunta dal primo ministro Starmer per non inimicarsi, temendola assai, una agguerrita comunità islamica sempre più esigente, sostenuta da una parte politicizzata dell’opinione pubblica e incardinata ovunque nel Regno meno Unito che mai.
Morale: oggi, a Belfast piuttosto che a Liverpool o a London, nel cuore di una delle democrazie un tempo più tolleranti d’Europa, si rischia la denuncia e l’arresto in flagrante per un messaggio sgradito sui social o solo per aver sventolato patriotticamente e polemicamente la Union Jack.
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Mauro Carabelli

Giornalista

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