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Punk: da movimento rivoluzionario a canzoncine sdolcinate

punk

(immagine da independent.co.uk)

 

di Davide Bonamici

Il punk rock è un genere nato nella metà degli anni ’70 e, agli inizi, si è sviluppato nelle città di Londra e New York. Le caratteristiche del genere erano: la riscoperta del rock’n'roll, ma con un sound più grezzo e rabbioso, e i testi folk che invitavano a compiere una rivoluzione contro il sistema, le guerre e le dittature create ed appoggiate da esso.

Le prime band furono Iggy Pop & The Stooges, New York Dolls e The Who che al loro sound, più incentrato sull’hard rock, aggiunsero una componente più grezza e dura. Queste band formeranno il proto-punk.

Per arrivare al punk rock vero e proprio bisognerà aspettare fino al 1976 (anche se le prime band nacquero tra il 1973 e il 1975) quando gli inglesi The Damned pubblicano il singolo New rose e successivamente l’album Damned damned damned (il primo album completo di musica punk rock).

Il punk diventa più violento, in Inghilterra, con i Sex Pistols e il loro album Never mind the bollocks che fu un attacco feroce al sistema britannico dove furono attaccate la famiglia reale e la figura emergente di Margaret Thatcher (The iron lady).

In America i Ramones entreranno con forza al grido di “Hey ho! Let’s go!” (Blitzkrieg bop), per motivare una generazione che aveva bisogno di una scossa. Questi rimarranno sulla “cresta dell’onda” per vent’anni, infatti si scioglieranno nel 1996 dopo l’album Adios amigos!

I Ramones sono una delle tante band punk figlie del locale CBGB.

Ma il movimento punk vedrà nascere tante altre band: i Sex Pistols si sciolgono e prendono piede i The Clash. Questi ultimi sono consoderati la più grande band punk di sempre, perchè furono capaci di sperimentare con altri generi (reggae, ska, ecc ecc…) e perchè nei loro testi c’era la rabbia di chi subiva sempre le ingiustizie. E poi questi quattro ragazzi erano veramente umili, non erano attaccati al denaro e cercavano sempre di intrattenersi col pubblico a fine concerto.

I The Clash se la prendevano con la religione e con gli stati sovrani che portavano tutto fuorchè la democrazia nel mondo. Così tante altre band seguirono il loro esempio e quello dei Sex Pistols, nacquero infatti le prime band anarcho e hardcore punk, tra cui, in Inghilterra: Crass e The Exploited che fecero vere e proprie battaglie contro la religione, il razzismo e le tirannie egli stati cosiddetti “democratici”. In America invece ci furono: Dead Kennedys, Black Flag e Bad Religion, anche loro trattarono le stesse tematiche delle band inglesi.

In Irlanda del Nord nacquero i pacifisti Stiff Little Fingers che con gli album Inflammable material e Nobody’s heroes gridarono alla pace e alla fine del conflitto tra Inghilterra e IRA in Irlanda del Nord.

Il punk toccherà anche l’Italia: Gaznevada e Skiantos (di Roberto Freak Antoni) saranno gli innovatori di una scena che piano piano diventerà più hardcore, e tra le tante band hardcore ben figurano i Negazione. Ma la più grande band punk italiana sono, senza lacun dubbio, i CCCP Fedeli Alla Linea, capaci di conquistare tutto il mondo, in particolare l’est Europa, con 4 grandi album (di cui due sono considerati capolavori).

Facendo qualche passo fuori dall’Italia, arriviamo in Jugosalvia, dove il movimento punk vive una situazione conflittuale con le forze armate che usano violenza indiscriminata contro i punkers jugoslavi. In questa situazione caotica, nascono i Pankrti (in italiano i “Bastardi”, la priam band punk del blocco socialista), che con canzoni come Ljubljana je bulana, raccontano la vita nella nazione slava del sud.

Insieme a loro nasceranno, nei territori slavi, band come: Paraf, Film, Prljavo Kazaliste, Buldogi, Padot na Vizantija, Termiti e la miglior band punk della Jugoslavia, gli Zabarnjeno Pusenje (I Vietato Fumare). Questi ultimi nasceranno dal programma radio sarajevese Top lista nadrealista e nelle loro canzoni anticiperanno ciò che accadrà nei Balcani ovvero, i conflitti etnico/religiosi/nazionalisti che porteranno alla fine dello stato costruito da Tito. Canzoni antecedenti come Zvijezda nad Balkanom (Stella dei Balcani) anticiperanno le guerre e pezzi come Yugo 45 (modello di macchina che rimada a ricordi malinconici della vecchia unità) per ricordare di quanto fosse grande per gli slavi la Jugoslavia.

Il punk, più si va verso gli anni ’90, si trasforma, nascono band: pop punk come Green Day, The Offspring e Blink 182 (questi ultimi io li considero pop e non punk), irish punk come Flogging Moly e Dropkick Murphys, e ska/new hardcore punk come Ska-P, Punkreas e Rancid. Ma il movimento parla poco di rivoluzione, i Blink 182, i Sum 41 e i Green Day (dal 2009) iniziano a fare canzoni d’amore e tralasciano il vero motivo per cui è nato il punk, rovinandone l’immagine rivoluzionaria che aveva acquisito negli anni ’70 e ’80.

Oggi il punk sopravvive a stenti, aspetta ancora band che potrebbero rilanciare la sua immagine rivoluzionaria, ma con il giro dei soldi delle case discografiche sarà dura riprendere la rabbia di un tempo. Ma sta a noi giovani portare avanti e continuare ad ascoltare il punk rivoluzionario del ’77, perchè soltanto ascoltando The Clash, Ramones, Sex Pistols, Black Flag, Germs, The Adicts, NOFX, Dead Kennedys e tante altre band, noi potremo tener vivo il vero punk rock, quello legato alla rivoluzione e non al denaro e, sopratutto, quello legato all’amore per la musica e non alle vendite dei dischi.

Si deve continuare a dire “Punk’s not dead” e “Punk will never die”.

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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