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Quella frase che fa indignare

omicidio

 

di Rebecca Manzi

Chiunque farebbe di tutto per il proprio figlio, anche difenderlo dalle accuse più ignobili.

Tuttavia ciò che è accaduto a Roma, non ha nulla a che fare con tutto ciò e fa solo ribrezzo.

È la notte tra il 3 e il 4 marzo quando Luca Varani viene seviziato ed ucciso durante un festino a base di droga ed alcool. Il ragazzo è stato torturato per diverse ore dopo essere stato narcotizzato. Morirà colpito con un martello e strozzato e ferito alla gola. Poi gli autori di questo omicidio – Manuel Foffo e Marco Prato, che hanno ammesso di aver selezionato una persona a cui fare volontariamente del male, per puro “divertimento” – hanno dormito abbracciati sul divano, quasi vegliando il corpo di Varani.

Un gesto così efferato e crudele, aggravato dai futili motivi e dall’utilizzo di droghe pesanti, che non può essere giustificato. Eppure Valter, il padre di Manuel – dai gusti sessuali ambigui, fidanzato con una ragazza, ma amante di Prato e che non disdegnava rapporti con altri uomini – ha fatto molto peggio. Invece di difendere il figlio, già di per sé situazione impossibile, si è preoccupato unicamente di smentire le voci sulla sua omosessualità.

“A noi Foffo non ci piacciono i gay, ci piacciono le donne vere. E mio figlio non è da meno”.  Quindi non è un problema che suo figlio sia un assassino, che si droghi quotidianamente o che abbia giocato alla roulette russa con la vita di molti giovani prima di trovare “quello giusto” – Varani. Ciò che conta è che non sia gay. Ciò che conta è difendere la “buona reputazione” della sua famiglia “normale”.

È una frase che fa capire molte cose. Fa riflettere sulle cause della personalità, senza dubbio disturbata, di Manuel. Il ragazzo ha infatti ammesso, anche alla presenza del padre, di non avere alcun rapporto con lui e con la propria famiglia. Ha aggiunto di sentirsi abbandonato da loro e di voler perfino uccidere suo papà. Ha affermato che è questo il reale motivo per cui ha deciso di torturare una persona, per “sfogarsi” di tutta questa situazione.

È una frase che indigna, specialmente in un periodo così delicato come quello che si sta vivendo in questi mesi in Italia. Mentre in Parlamento è bagarre per far approvare al più presto la Legge sulle Unioni Civili, c’è chi ancora pensa che essere gay sia peggio che uccidere.

Ma l’Italia sarà mai un paese civile per davvero?

L’amore – senza razza, colore o sessualità – prevarrà mai sull’odio e sulla violenza?

A sentire queste frasi la risposta è davvero molto amara.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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