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Anche chi giudica verrà giudicato

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(immagine da blog.chatta.it)

di Marco Emilio Boga

Una ragazza è morta.

Nessuno, però, pensa a lei. Tutti pensano e giudicano ciò che ha fatto.

La domanda è: Perché ?

Proviamo a ricostruire i fatti.

NAPOLI – Tiziana Cantone decide di fare un video, cosa abbastanza comune al giorno d’oggi. Il tema del video non è, però, un commento su una mostra o un tutorial su come truccarsi. Il ragazzo con lei non si fa certo degli scrupoli. Lei fa quello che i moralisti del web e del mondo aborrono. E poi l’idea geniale. L’idea che solo un idiota può avere. Il giovane pubblica il video. Quel video che doveva rimanere segreto.

Da quel momento la vita di Tiziana diventa un inferno. E non uno figurato, ma uno vero. Fatto di mesi di cause, insulti, risate di scherno. Fatto di falsi pregiudizi che abbiamo per sentirci migliori di ciò che siamo.

Lei prova ad andare avanti. Ci prova con tutte le sue forze. Alla fine, però, non regge più tutto questo. Non riesce più ad andare avanti. Le hanno violentato l’anima. E per questo, a trentuno anni, decide di togliersi la vita. La sua giovane vita. E si impicca con un foulard nel freddo scantinato della sua nuova casa.

I commenti della gente arrivano subito, come un’onda che insegue l’altra per infrangersi contro la riva.

Il problema è che la riva è ormai liscia e fredda. E non può rispondere. Non può difendersi. Non può lottare.

Ecco i falsi perbenisti. Gli ipocriti dalla vita piatta e scialba. Gli stessi che leggeranno questo articolo e diranno: “è un poco di buono. Un ciarlatano”. E nessuno di loro ha provato a mettersi nei panni di quella ragazza.

Ho persino sentito un commento che mi ha fatto gelare il sangue. “Si è impiccata con un foulard. Com’è sciatto.”

Davanti ad un gesto estremo, dovuto alle parole e ai gesti più biechi, questa ragazza si toglie la vita. E noi commentiamo pure come lo ha fatto. Non ci chiediamo mai “perché”, solo “come”. Di questo siamo fatti e viviamo.

Siamo ipocriti.

La chiesa la condanna in quanto suicida, senza condannare i gesti e le parole che hanno portato quella ragazza a preferire la solitudine di una bara ad una vita fatta di gente cattiva.

La gente la condanna con espressioni e frasi degne dello spettacolo più insulso che io abbia mai visto.

Questo è il fatto e questi sono gli attori di una recita venuta male.

Per fortuna le recite finiscono. E presto finiranno anche le parole senza senso. E anche chi giudica verrà giudicato. E sarà indifeso. E si troverà solo in una bara buia e fredda.

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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