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Dario Fo e il teatro della vita.

 

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Dario Fo. La sua morte mi è arrivata come una sassata. Certo, aveva novantanni. Impossibile, almeno fisicamente, campare in eterno. Ma è un uomo che è crollato improvvisamente portando con sé un pezzo di un’epoca lontana, l’epoca della mia gioventù assetata di utopia, che ha tentato di trasformare a modo suo questo Paese. Lui, assieme a Franca Rame, ha tentato di farlo dal palcoscenico del teatro e della vita in generale. Evito di accodarmi a tutti coloro che sui vari social lo vogliono santo subito o peggio ancora a coloro che con lo stesso stile manicheo lo vorrebbero dimenticare e disprezzare. E’ un uomo che va vissuto nella sua interezza e complessità tra luci e ombre. Come tutti. E chi non ha peccato scagli la prima pietra. Ma è un uomo che ha dedicato ogni giorno della sua vita a rappresentarne le contraddizioni, le storture e le ipocrisie proprie di ogni tentazione e potere assolutisti. Lo ha fatto facendoci ridere. E non è poco. E poi, in questa Italia dove è lungo l’elenco dei malfattori, dei corrotti, dei violenti, ci ha regalato, piaccia o non piaccia, un Nobel per la Letteratura. Almeno per questo dovremmo essergli riconoscenti.

MC

“La vita è una  meravigliosa occasione fugace da acciuffare al volo tuffandosi dentro in allegra libertà”.

Dario Fo

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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