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Cari Alfano, Letta e Renzi, siamo ancora nel letargo

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La ripresa rimane sui binari lenti e serve l’alta velocità per il Paese

di Franz Foti

Siamo sul punto d’invertire la rotta. La ripresa è vicina. Timidi ma certi i segnali di rilancio. La macchina del risveglio è già in corsa. Fra sei mesi saremo fuori dalla bufera. Il processo delle riforme è già partito. Il disfattismo è stato servito, la fiducia verso di noi è notevole. Sono solo slogan che ormai scivolano addosso a chiunque.

Mario Monti ci aveva abituati alle frasi brevi e incisive, ma non si allontanava molto dallo stereotipo dello slogan e contemporaneamente scagliava sassate contro salari e pensioni. Centinaia di miglia di esodati sono ancora in lacrime e non per solidarietà con la Fornero.  Letta ci vuole abituare al post andreottismo: un passo alla volta ripetuto più volte, sino allo sfinimento.

Renzi vuole “il veloce cambio di passo” ma le trame delle lobbi e dei poteri forti, naturalmente quelli che stanno dietro le quinte dei partiti -  i boiardi della finanza speculativa, degli ordini professionali e della burocrazia di stato – sono sempre in agguato. Pronti a costringere il paese in uno stato ricattatorio di limbo politico e sociale perché così prospera la ricchezza, sempre diretta verso l’alto. Non si può spostare un sasso perché il rischio che crolli tutto è incombente. Scusa inutile.

Alfano ha necessità di consolidare il suo schieramento in un’ottica di alleanza con il suo “datore di sicurezza elettorale” e pensa che il modernismo risieda nell’abbozzare qualche richiamo liberista per la ripresa dell’occupazione e lanciando  severi appelli a non trascinare il paese nel baratro dei nuovi diritti civili rivendicati dal “fronte rivoluzionario della sinistra scalmanata”.

In realtà siamo di fronte a uno scenario schematico e preoccupante: mafie, evasione fiscale, corruzione, sprechi e burocrazia pubblica valgono 1000 miliardi di euro. Il paese pazienta e non credo che “i timonieri” abbiano molto tempo a disposizione per intervenire prontamente e nemmeno possono invocare il semestre europeo e l’imminente Expo come scudo per proseguire con il passo della tartaruga che ha si il guscio forte, ma la sua andatura è lentissima.

La sintesi più incisiva dello stato del paese l’ha fatta la copertina dell’Espresso con solo cinque strisce flash, che ripeterei sino all’ossessione:

  • Cinquantamila denunce per reati tributari, 987 arresti
  • 32 condoni fiscali in 34 anni
  • 5 milioni di contribuenti sospetti, 2000 mila controlli veri
  • 808 miliardi nascosti e scoperti, appena 69 recuperati
  • E quando si arriva al processo, ci vogliono 903 giorni solo per il primo grado

“E questo è tutto” avrebbe detto Perry Mason.

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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