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ROOMS: in scena al Teatro Santuccio di Varese la reclusione ai tempi del web 2.0

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Elisabetta Mossa interpreta un monologo scritto e diretto da Lisa Moras sulla metamorfosi delle dinamiche sociali nellepoca del web 2.0

(di Federico Moretti) Olivia è una giovane donna di 29 anni, laureata in Scienze della Comunicazione, che cerca di curare il proprio malessere esistenziale ispirandosi agli hikikomori giapponesi: auto-isolatasi a tempo indeterminato nell’abitazione appena ereditata dalla nonna deceduta, racconta la propria esperienza di clausura sul web camuffando il proprio malessere esistenziale da esperimento sociologico. Presto, esasperata dalle  ripetute telefonate della madre e spaventata dai litigi dei vicini anglofoni, dovrà fare i conti col disagio d’una generazione priva d’obiettivi e punti di riferimento.

Affrontando tutte le contraddizioni del web 2.0, impersonando varie sfaccettature di sé come fossero individui distinti – a seconda dell’interlocutore virtuale – Olivia è frastornata dal sovraccarico d’informazioni che può acquisire su internet: una distrazione che le permette di sopravvivere allo smarrimento provocato dalla fine della relazione con Claudio… l’ex fidanzato che pure non aveva mai amato. Momenti ai limiti della schizofrenia s’alternano a una ritrovata lucidità che la tiene in vita, costringendola a provare quelle emozioni da cui è voluta fuggire. Come reprimerle?

 

I commenti dei lettori del suo blog sono soltanto un “rumore” di sottofondo. Gli intrecci virtuali con degli improbabili amanti che non può vedere, né toccare, non la soddisfano: Olivia avrebbe bisogno di Andrea, l’amore fuggito per un ingiustificato senso d’inferiorità. Forse, un uomo in cui rivedeva un po’ di quel padre che la morte inesorabilmente le ha sottratto. È proprio il ricordo dei suoi ultimi giorni e delle sofferenze materne che le fa superare l’apatia causata dalla solitudine del rifugio e la convince a uscire… ritrovando, insieme al sentimento, l’insoddisfazione.

 

A dispetto della psicologia sottesa, ROOMS è una gradevole commedia che il pubblico del Teatro Santuccio ha seguito con interesse dall’inizio alla fine. Elisabetta Mossa ha interpretato al meglio il testo di Lisa Moras, strappando più d’una risata fra un momento di riflessione e l’altro: l’attrice – supportata dal montaggio sonoro di Alberto Biasutti – ha intrattenuto la platea per un’ora, senza sbavature nella recitazione o cali d’attenzione del pubblico. Appropriati la scenografia e i costumi di Stefano Zullo con le luci di Marzo Forniz e la supervisione di Marco Bellocchio.

È stata un’ottima partenza per SpeakEasy, la rassegna di teatro «off» che s’avvale della direzione artistica di Stefano Beghi — presidente di Karakorum Teatro. Ad aprire l’evento, una tavola rotonda moderata da Annalisa Brugnoni di Edizioni dEste che ha guidato il dibattito con Lisa Moras e Claudia Tocchetti sulle opportunità e i rischi dell’immersione nel cyberspazio. Molti gli spunti di riflessione sul tentativo di trovare un equilibrio e non sfociare nella dipendenza dai social network. Ha fatto seguito, prima della performance, un aperitivo organizzato dal Twiggy di Varese.

Internet atrofizza i rapporti sociali oppure è uno strumento per arricchire le proprie conoscenze? La risposta è, al solito, nell’utilizzo consapevole delle risorse a disposizione: demonizzare il web –  come è emerso dagli interventi dei partecipanti alla tavola rotonda – sarebbe sciocco com’è stato criticare l’avvento della televisione. Non importa quale sia il medium… perché le opportunità e l’arricchimento culturale collettivo derivano dagli individui che lo popolano. Il frastuono del cosiddetto information overloading può essere attenuato dall’affermazione delle eccellenze.

 

Federico Moretti

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Mauro Carabelli

Giornalista

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