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LA COLLERA DELL’ISIS SULLE DONNE: BISOGNA RENDERLE SCHIAVE SESSUALI

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(di Noemi Aragosa) L’Isis avanza nel territorio Iracheno per avere uno scontro faccia a faccia con l’esercito americano come già successo nel 2003; ma non solo, anche per portare in tutto il mondo una concezione estremista della religione islamica dove viene tolto ogni diritto alle donne, definite il “sesso debole” della società.

Quattro donne sono state già messe a morte dai jihadisti dell’Isis nel nord dell’Iraq a inizio ottobre; erano due medici, una diplomata in diritto e un politico.

Altre anziché essere giustiziate, vengono prese e tradotte dall’Iraq per poi essere vendute come schiave in Siria,  sostenendo che questo comportamento è previsto dalla legge islamica. Come riportato dalla rivista “Dabiq” nell’articolo  “La rinascita della schiavitù prima dell’Ora”, viene ribadito: “Ci si dovrebbe ricordare che ridurre in schiavitù le famiglie degli infedeli e prendere le loro donne come concubine, è un aspetto saldamente stabilito dalla legge islamica”. La conseguenza è che in vaste zone dell’ Iraq, appaia del tutto normale che le donne possano essere “legittimamente”catturate e rese “schiave sessuali”.

Inoltre, i video messi in rete dall’Agenzia ANSA riportano la testimonianza di almeno un centinaio di donne yazidi vendute e costrette dallo Stato islamico a sposare i loro combattenti; fortunatamente alcune tra loro sono riuscite a scappare, arrivando a drogare anche i propri aguzzini. Anche in questo caso le donne sono forzate a cambiare la loro religione, nello sposarsi, nell’avere pressioni sessuali e nell’essere rese schiave. Una forte testimonianza è data da una giovane donna adolescente di religione irachena, costretta a sposare un combattente islamico e a non rivedere più sua sorella: “Sono stata venduta in Siria, sono rimasta alcuni giorni con le mie sorelle e poi una di loro è stata venduta e portata a Masul”.

Ormai i video messi in rete dall’Isis incombono anche nelle reti italiane, mostrando l’esecuzioni in modo crudo, violento, spietato di ogni persona rapita. Attraverso questa diffusione, hanno adescato, con grande stupore, una cinquantina di giovani italiani, di cui almeno l’80 per cento convertiti da poco all’Islam, proveniente dal Nord Italia; ma ci sono anche figli di immigrati di seconda generazione.

Bisogna ricordare, come ha fatto il programma televisivo “Le Iene”, nella puntata di mercoledì 15 ottobre, che una seconda generazione musulmana, nata e cresciuta in Italia sebbene consideri Allah come unico Dio mantiene comunque un rapporto fraterno e dialogante con la religione cristiana. Non solo, ma anche la visione del ruolo delle donne islamiche non si discosta da quella ormai affermata in occidente prevedendo gli stessi diritti degli uomini, “perché agli occhi di Dio siamo tutti uguali”. Alla domanda delle Iene: “ma è pur vero che ci sono dei paese musulmani dove le donne sono discriminate e subiscono violenze di ogni tipo”, la risposta è altrettanto  chiara: “può succedere ma non è di certo per la religione, bensì per fattori culturali e comunque, possono essere discriminate anche nei paesi cristiani”. Per quanto riguarda l’Isis,  il commento conclusivo di questi giovani ragazzi è che: “sono uomini che non centrano nulla con l’Islam ma  impostori, assassini e folli”.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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