0

QUALI LINGUE PARLANO GLI ITALIANI?

 2italiano

Un’incontro all’Università dell’Insubria sul valore della lingua italiana.

(di Carolina Villa)

Lo scorso martedì 21 ottobre il padiglione Morselli della sede di Varese dell’Università dell’Insubria ha aperto le sue porte a un seminario intitolato “Quali lingue parlano gli italiani?” L’’iniziativa  è stata rivolta agli studenti del secondo anno del corso di laurea in Scienze della Comunicazione e ai più maturi colleghi della magistrale riguardante il valore della nostra lingua.  L’incontro è stato tenuto in relazione all’osservatorio permanente, inaugurato lo scorso anno accademico e con cadenza annuale, sull’evoluzione della lingua italiana entro e al di fuori dei confini.

Dopo una breve introduzione da parte del docente di letteratura italiana del corso, il professor Gianmarco Gaspari, la parola è stata presa dal dottor Annecchiarico  che ha catturato l’attenzione della platea  grazie ad alcune osservazioni molto attuali.

Innanzitutto si è voluto sottolineare come la lingua crei identità: noi siamo italiani anche  (o soprattutto) perché parliamo l’italiano e in un corso in Scienze della Comunicazione questo concetto è di fondamentale importanza.

Alla domanda centrale dell’intero seminario: “quali e quante lingue parliamo?”,  il relatore ha sottolineato come In Italia si articoli un vero e proprio crogiolo di lingue. Basti pensare che si parla per tutta la lunghezza dello stivale ben 370 dialetti diversi, senza enumerare le diverse sfumature che ciascun dialetto assume a seconda della zona: pensiamo ad esempio che il dialetto di Palermo è molto differente da quello che si parla ad Agrigento,  o a Siracusa.

Inoltre molti italiani parlano altre lingue straniere come l’albanese (98000), il catalano (18000), il croato(2600), che in alcuni casi funzionano da madrelingua.

Può essere che molti di noi pensino al dialetto come a una realtà lontana, che sta perdendo aderenza con la vita quotidiana, invece in Italia il 44,1 % degli italiani parla sia il dialetto sia l’italiano. Questo non ci deve stupire, in quanto il dialetto resta qualcosa di molto intimo, legato alla terra d’appartenenza, a cui si è affezionati a volte molto più che all’italiano stesso, perché indica, anzi “dice” chi siamo con più forza.

Il dottor Annecchiarico si è inoltre concentrato sul ruolo della lingua inglese, la quale si sta imponendo sul nostro vocabolario con alcuni termini e neologismi che stanno arricchendo il nostro linguaggio. Su questa tematica sono intervenuti anche il professor Giulio Facchetti, docente di linguistica e semiotica, e il professor Gianmarco Gaspari, i quali hanno ribadito come, essendo la lingua inglese in questo momento la lingua franca ed egemone a livello mondiale, sia naturale che anche altre lingue prendano alcuni suoi termini in prestito, soprattutto in ambiti specialistici (economici, informatici, scientifici).

Infine sono rimaste sul tavolo alcune domande non indifferenti e a cui tutti siamo chiamati a dare risposta: qual è lo stato di salute della lingua italiana? Quale evoluzione linguistica si può attendere? Gli italiani matureranno altri nuovi linguaggi?

Non c’è dubbio che la lingua sia una delle cose indispensabili per la vita, perché è ciò che ci differenzia in modo sostanziale dagli animali. Ciascuna lingua è preziosa e, come l’italiano, è giusto  che vada preservata da un eccesso di contaminazioni che ognuno di noi compie parlando e scrivendo nella vita di tutti i giorni spesso a causa di una non completa conoscenza della grammatica. Non è da escludersi la possibilità in futuro di un’evoluzione della lingua anche se non ci sono le condizioni affinché avvenga in modo radicale. Infatti,  come lo stesso professor Gaspari ha dichiarato: “ l’italiano è l’unica lingua al mondo in cui uno studente del 2014 può prendere un’opera scritta da Dante nel 1200 e capirne quasi tutte le parole e il loro significato.”

Share Button

Mauro Carabelli

Giornalista

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *