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Conosciamo l’Iran?

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Foto da invisible-dog.com

(di Kenji Albani) L’Italia è filo americana. Non siamo stati noi a deciderlo. Alla conferenza di Jalta fra Roosvelt, Stalin e Churchill fu deciso che l’Italia sarebbe passata sotto l’influenza americana con la fine della Seconda Guerra Mondiale. E così fu. Quindi i paesi simpatici all’USA stanno pure a noi simpatici, i paesi che stanno antipatici agli USA stanno pure a noi antipatici. E così l’Iran.

L’Iran è un paese molto esteso, per lo più montagnoso, bagnato a sud dal caldo golfo Persico e a nord dal freddo mar Caspio. E’ in una posizione strategica, centrale: a ovest il Medio Oriente, a nord le oscure ex repubbliche sovietiche, a est Afghanistan (con cui condivide delle frontiere desertiche poco sorvegliate a favore dei narcotrafficanti) e Pakistan e a sud la penisola Arabica, con monarchie filo americane e tanto, tanto petrolio. Immaginatevi la rabbia del presidente USA Carter quando lo Scià Reza Pahlavi fu cacciato e istituita una Repubblica Islamica che odiava il Grande “Satana” USA.

Molti pensano che gli iraniani siano arabi. Non è vero: in comune con gli arabi hanno solo la religione e qualche tratto somatico. Sono invece di etnia persiana. Ma per molti fa comodo l’equazione: islamico = arabo. E’ come dire che l’Indonesia, paese con il maggior numero di musulmani al mondo, sia abitato da arabi ma con gli occhi a mandorla.

In Iran vige la legge islamica, la Sharia: quel che è scritto sul Corano è legge. La tv trasmette preghiere di ulema (teologo musulmano) e ayatollah (carica religiosa), ma anche vecchi sketch dei fratelli Marx, Stanlio e Ollio e Tom & Jerry. La gente è ospitalissima ma pochi conoscono l’inglese. Arrivare in Iran e sapere il Farsi (persiano moderno) è un’ottima cosa. Come tutti gli orientali sono molto cerimoniosi e per certi versi melliflui. Ma non lo fanno per cattiveria, è un loro modo di essere. Convivono con il caos: il traffico di Teheran è ingovernabile, semafori e stop non sono mai rispettati. Di cani se ne vedono pochi perché i musulmani li ritengono animali impuri. L’aeronautica civile si compone di vecchi Tupolev di fabbricazione sovietica che spesso precipitano.

Hanno dei siti archeologici di natura inestimabile: oggi l’Iran fa tremare il mondo con il nucleare, due millenni fa lo faceva tremare con formidabili cavalieri e arcieri. Non dimentichiamo che Alessandro Magno arrivato a Persepoli fu irretito dalle bellezze della cultura persiana. Purtroppo uno di questi siti andò perso nel 2003 a seguito di un disastroso terremoto: la città di Bam fu completamente polverizzata. Attualmente nel luogo si trovano numerosi archeologi europei dell’Unesco intenti a ricostruirla.

Il popolo iraniano per la sua antipatia verso gli USA è stato oggetto di numerose maldicenze che si esprimono nell’equazione Iraniani = talebani. Ci sono molte differenze fra iraniani e talebani, però. Gli iraniani sono musulmani sciiti, i talebani sono musulmani sunniti. Due correnti islamiche con una reciproca antipatia palesatasi nella Guerra Civile Irachena. I talebani sono molto oscurantisti: costringono le donne sotto il burqa, non vogliono che lavorino, considerano pornografico un abbraccio in pubblico, vogliono che gli uomini portino la barba e detestano chiunque abbia qualcosa di minimamente occidentale. Al contrario gli iraniani sono più filo occidentali: le donne possono lavorare (persino in polizia e forze armate) e studiare a patto che indossino il chador o l’hijab (veli che coprono il capo), gli uomini che sanno le lingue straniere sono ben voluti in ambito lavorativo come anche in un qualsiasi paese normale. Questi contrasti sono culminati con l’attacco dei talebani all’ambasciata iraniana a Kabul, aperta poco dopo l’arrivo delle truppe NATO. Inoltre in Iran le minoranze religiose sono tassativamente rappresentate in parlamento, come prescrive la costituzione.

L’Iran è anche un paese tecnologico: oltre alla costruzione di siti di energia nucleare è molto avanzato dal punto di vista industriale rispetto ai paesi arabi e Teheran è ritenuta la capitale asiatica della chirurgia plastica. Quando inoltre in tutto il mondo si parlava del nucleare iraniano, i ragazzi dell’università di Teheran presentavano una macchina telecomandata di medie dimensioni alimentata esclusivamente a energia solare.

Ma gli iraniani sono anche buoni soldati: i loro antenati arrivarono fino alle Termopili e oggi possiedono delle robuste forze armate. Quando si va in giro per l’Iran si vedono murales ritraenti i martiri della guerra Iran – Iraq. A settembre fanno una settimana di festa per ricordare l’inizio di questa guerra facendo giocare i bimbi sui carri armati. Dire che la società iraniana è uguale a quella filo militarista di “Fanteria Dello Spazio” di Heinlein è sbagliato, ma poco ci manca.

Bisogna dimenticare i proclami sfida da parte di Saddam Hussein prima e di Mu’ammar Gheddafi dopo. Gli iraniani si difenderebbero bene contro gli eventuali invasori, arabi od occidentali che siano. Chi ha vissuto negli anni ’80 ricorderà i soldati che baciavano il Corano e poi attaccavano a ondate le postazioni iraqene. I soldati iraniani sono armati di vecchi G3A6 tedeschi, mentre i Guardiani della Rivoluzione (i Pasdaran, dotati pure di aeronautica e marina proprie) di Norinco CQ-A, fucili cinesi derivati dagli M4 americani. Ci sono pure le milizie Basiji, che in parata sfilano con i fiori nelle canne dei fucili, facendo passi prima piccoli, poi aumentando la misura delle falcate fino ad arrivare all’autentico passo dell’oca. I Basiji, visti qui in occidente in unità che si muovevano su motociclette per reprimere l’Onda Verde, è una milizia volontaria aperta a uomini e donne. Si dice che siano 12 milioni in tutto.

Iran pericoloso? Non è facile a dirsi. A volte sembra che i governanti iraniani si divertano a provocare l’occidente. Tempo fa Ahmadinejad disse che in caso di guerra nucleare, pur ipotizzando 30 milioni di morti, avrebbero comunque dichiarato guerra. Nel gennaio 2012, la marina militare minacciò di bloccare lo stretto di Hormuz (fra golfo Persico e mar Arabico) impedendo il passaggio di quasi il 70 % della produzione petrolifera mondiale. Ma poi il tutto si è rivelata una bolla di sapone, una semplice provocazione.

Viene spontaneo pensare che se fossero solo provocazioni già adesso l’Iran sarebbe stato invaso dagli USA. Ma bisogna tener conto che a metà degli anni 2000 alcuni generali americani dichiararono che nel caso si fosse preparata un’invasione americo-israeliana dell’Iran si sarebbero dimessi per non assumersi le responsabilità di una disfatta.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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