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A BELFORTE SI FERMO’ ANCHE BARBAROSSA

belforte

(Di Kenji Albani) Belforte è un rione di Varese cresciuto attorno all’omonimo viale, una delle principali arterie cittadine che conduce verso Como e i valichi Svizzeri. In una traversa del viale, in via del Lazzaretto, troviamo una chiesa intitolata alla Madonna della Speranza e della Pace ma più nota come chiesa del Lazzaretto perché ospitò degli appestati. Essa fu edificata fra 1690 e il 1700 e mostra le tendenze architettoniche del tardo ‘600 milanese. All’esterno ci sono delle testimonianze della Battaglia risorgimentale di Varese del 1859 combattuta nella zona: una targa e un obelisco commemorativi. Un’altra targa attesta che Carlo Mentasti permise la restaurazione della chiesa nell’Ottobre 1932. Al suo interno è possibile trovare una tela dipinta nel XVII° secolo dal pittore Federico Bianchi raffigurante la Vergine e San Maderno, attorno un affresco dalla prospettiva trionfale. Il pulpito è modesto e le pareti dipinte di chiaro. L’ambiente è fresco e luminoso. Per ciascun lato c’è una cappella: a destra del presbitero una intitolata a San Francesco. A sinistra la cappella dedicata alla Madonna della Speranza e della Pace con Gesù Bambino.

Lì davanti, sopra una collina, accanto all’oratorio della parrocchia del Lazzaretto ecco le rovine del Castello che dà il nome al viale. Nome che deriva dalla contrazione delle parole latine Bellum Forti, cioè Forte di Guerra. Il Castello lo si trova in via Scoglio del Quarto, un’altra traversa del viale ma tortuosa come se fosse di montagna. Le indicazioni e la cartellonistica necessarie per raggiungere il luogo e capire che importanza abbia avuto nella storia locale non ci sono, eppure nel 1164 e nel 1175 l’ala più antica ospitò l’imperatore Federico Barbarossa durante una delle sue visite in terra lombarda quando il Castello serviva di vedetta per dominare con lo sguardo il fiume Olona e il comasco. Inoltre il Castello aveva un camminamento sotterraneo che portava dal Castello più a valle, verso l’Olona. Oggi questo camminamento è noto come “Fuga dalla Rocca”. L’importanza del Castello era così palese che i varesini erano noti, durante la lotta fra comuni e imperiali, come “quelli di Belforte”. Nel XV° secolo fu distrutto dai comaschi.

Nel XVI° secolo il Castello fu acquistato dalla famiglia Biumi assieme alle coltivazioni del circondario. Quando i Biumi divennero ricchi abbastanza, nel XVII° secolo, fu trasformato in residenza privata, visto che ogni importanza difensiva era venuta meno. I Biumi costruirono un’ala a due piani, la casa-torre, e aggiunsero il portale riportante il loro stemma. Inoltre il prospetto del corpo architettonico posto tra il portale e la casa-torre è un esempio di architettura milanese, le finestre timpanate triangolari, lunette a forma di arco, ampie finestre e le nicchie sopra le colonne binate, dettaglio che lo si ritrova in una chiesa di Milano, quella intitolata a Santa Maria alla Porta costruita da Federico Maria Richini. Proprio per tale analogia si pensa che fu quest’architetto, oppure un suo seguace sconosciuto, a dirigere i lavori. Siccome non è chiaro, qualcuno ha proposto anche Giuseppe Bernascone.

A proposito di questo periodo storico c’è un aneddoto legato al Castello, una favola d’amore che termina in una storia di sesso e morte: la quattordicenne Angelina Pedrola di Malnate si sposò con Giovanni Maroni nel 1659. La coppia sarebbe stata felice se la ragazza non fosse stata amante di Matteo Biumi, il rampollo dei signori del Castello. Matteo Biumi, invaghitosi della ragazza, nel 1660 la fece rapire e la fece portare al suo Castello ed ella, consenziente, si concesse a lui. Il marito disperato la inseguì fin davanti il Castello e sentitosi deriso dalla moglie e dal suo amante, morì di crepacuore. Si dice che a mezzanotte di ogni anniversario della morte, nel Castello si senta un pianto disperato. E’ il fantasma di Giovanni Maroni!

Il Castello tornò ad avere l’importanza originaria durante il Risorgimento italiano, quando il generale austriaco Karl von Urban vi pose il suo comando durante la Battaglia di Varese, che lo contrappose ai Cacciatori delle Alpi di Garibaldi nel 1859, la stessa battaglia a cui sono dedicati targa e obelisco del Lazzaretto.

Nel 1969 un lato della corte fu abbattuto perché poteva mettere a rischio l’incolumità di chi passava accanto. Il Castello è in fase dei restauri proposti nel 2003 e iniziati nel 2005-06. I restauri consistono in copertura della parte centrale e settentrionale del Castello, irrigidimento strutture verticali, messa in sicurezza e accessibilità e infine estirpazione della vegetazione cresciuta spontaneamente. Nel 2007 furono ritrovate in fase di sfaldamento sotto uno strato di intonaco due affreschi: il primo ritraente un possibile San Sebastiano a grandezza naturale, il secondo a destra una Madonna in trono con Gesù Bambino. Oggi le impalcature che attorniamo il Castello sono preda della vegetazione, i bastioni si affacciano direttamente su viale Belforte, mezzi nascosti dalle foglie e con sopra i lampioni.

 

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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