0

Il volto di Cristo è in mezzo a noi

 

prossimo

(di Cinzia Guerra) Riflettendo sulla frase “quello che avete fatto a uno dei più piccoli dei miei fratelli, lo avete fatto a me”, ci dovrebbe far pensare a tutte le persone bisognose che ci circondano.

Non dobbiamo andare poi tanto così lontano per incontrare genti di ogni razza ed età che soffrono per svariati motivi.

Alcuni hanno perso il lavoro, altri hanno alle spalle una famiglia in difficoltà, altri ancora vengono da paesi dove la guerra la fa da padrone.

Sono persone semplici, a volte smarrite, che chiedono un aiuto, non solo economico, ma anche spirituale e umano.

Tutto questo ci riporta ai missionari laici o ordinati che sono in svariate parti del mondo dove la fame, la povertà, la guerra ha cancellato loro ogni speranza e futuro.

Ma anche da noi, nel nostro paese, vediamo la sofferenza di genti bisognose.

A volte passiamo di fianco a loro e facciamo finta di niente, dimenticandoci che quell’uomo o quella donna, o addirittura quel bambino è il volto di Gesù che cerca aiuto, un sorriso o un abbraccio.

Ma quando mai abbracciamo queste persone?

Eppure se pensiamo che il figlio di Dio è proprio lì, il cuore dovrebbe aprirsi ad un’accoglienza cristiana, anche se il nostro prossimo non condivide la nostra religione.

D’altronde Dio ci ha fatti tutti fratelli senza distinzione e questo lo ribadisce anche il Concilio Vaticano II, che comincia con “A tutti gli uomini di buona volontà…” testimoniando  un’apertura completa, che lascia spazio a tutti e soprattutto è aperto a tutti.

Anche durante il Sinodo, tutt’ora in corso, si dibatte su temi quali il divorzio, la separazione e le difficoltà economiche, sociali e culturali che la famiglia deve affrontare.

Importante è anche il lavoro della Caritas e dei volontari che mettono a disposizione il loro tempo per i bisognosi, gli anziani, i senza tetto e tanti altri indigenti.

Cercare e centrare sul volto dei bisognosi il volto di Cristo non è semplice, è più semplice l’indifferenza.

Però noi ci riteniamo buoni cristiani solo perché andiamo a messa la domenica.

No, non è questo il buon cristiano, egli non deve vivere nell’indifferenza per poi assolvere solo ai suoi doveri.

Bisogna mischiarsi insieme agli altri, sporcarsi le mani, trovare una parola di conforto e affetto, accogliere e aprire la porta a chi ha bisogno.

Anche il Papa dice di uscire nelle periferie e accogliere il prossimo.

Dio insomma è per tutti e in tutti.

Molto commovente durante il Sinodo è stato il racconto del bambino che ha spezzato l’ostia e ne ha data metà al padre che non può fare la comunione.

Tanto c’è ancora da fare per i divorziati a cui è stato tolto il diritto di prendere l’eucaristia.

Ma non è un controsenso? Se Gesù è morto e risorto per tutti allora perché togliere il piacere di ricevere il suo corpo?

Il suo sacrificio è stato per tutti e tutti dobbiamo poter gustare il piacere di riceverlo perché in lui possiamo trovare la bellezza, il piacere e la forza di andare avanti.

Si spera che con il Sinodo che si concluderà tra qualche giorno qualcosa possa cambiare.

E’ necessario allora pregare perché lo spirito santo illumini il cuore e le menti di Papa Francesco e dei Padri Sinodali, perché possano trovare la piena sintonia  su temi così scottanti e delicati.

E noi nel nostro piccolo, tutte le volte che incontriamo un nostro fratello, invece che mettere la coscienza a tacere con qualche euro, avviciniamoci a lui e nel ricordo delle parole di Cristo tendiamo la mano e facciamolo sentire accettato e amato perché in fondo Dio è amore, un amore senza distinzioni, un amore puro.

 

Share Button

Mauro Carabelli

Giornalista

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *