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E se la storia fosse andata diversamente?

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L’Università dell’Insubria esplora il concetto di ucronia.

(di Francesca Bianchi) La nostra esistenza è permeata da scelte, ognuna delle quali porta con sé determinate conseguenze. Nonché un’infinità di avvenimenti mai accaduti ma che sarebbero stati possibili se solo le cose fossero andate diversamente.

“Cosa sarebbe successo se…?” è uno dei grandi dilemmi che ci accompagnano fin da quando eravamo piccoli.

Scuola, relazioni, lavoro; nessun ambito della nostra vita è rimasto incontaminato da questi pensieri banali all’apparenza banale ma dall’enorme potenziale nascosto.

Proviamo per un attimo ad allargare l’orizzonte della nostra mente, lasciando da parte noi stessi e spaziando nella storia dell’uomo. A raccontarla la semplificheremmo – e di molto – non scordandoci tuttavia di certi eventi da tutti definiti come essenziali.

Dunque, e se certi fatti avessero avuto uno svolgimento totalmente diverso rispetto a quello che conosciamo? Come sarebbero cambiate le cose?

Le possibilità sono tante, anzi infinite, e sta solo alla nostra fantasia il compito di trovare quella più avvincente.

E c’è anche chi di questa ricerca ne ha fatto un vero e proprio lavoro: vari sono gli sceneggiatori e gli e scrittori che hanno saputo sfruttare lo stratagemma dell’ucronia come un nuovo modo per raccontare delle storie.

È proprio incentrandosi su questo tema che si è svolto il primo degli incontri a tema “Scienza e Fantascienza”, promossi dalla nostra università e curati dal professor Paolo Musso, docente dell’Università degli Studi dell’Insubria.

Mercoledì 7 ottobre, infatti, l’Aula Magna del Collegio Cattaneo ha ospitato due relatori d’eccezione per l’inizio di questo ciclo di convegni giunto ormai alla sua terza edizione.

Immancabile Antonio Serra, fumettista della Sergio Bonelli Editore ormai volto più che noto a coloro che hanno partecipato agli incontri degli anni passati. Ma non solo a loro.

Di origini sarde e nel mondo dell’editoria e delle storie fin dalla fine degli anni Settanta, Serra è conosciuto dal pubblico per aver creato nel 1991 (assieme a Medda e Vigna) il fumetto fantascientifico “Nathan Never”. Si tratta di un personaggio in equilibrio tra la tradizionale figura dell’eroe e il più moderno anti-eroe caratterizzato dal cinismo e immerso in ambientazioni cupe e tecnologiche e, per quanto questa sia tuttora la sua creazione più nota, non si possono non ricordare altre sue opere ideate sempre per la casa editrice milanese come “Gregory Hunter” e “Greystorm”.

Accanto ad Antonio Serra, ha accompagnato il pubblico in questo primo incontro anche Giovanni Gualdoni, suo collega nonché redattore per la Sergio Bonelli Editore. Nato nella nostra provincia – e più precisamente a Busto Arsizio nel 1974 – ottiene successo in Francia in cui pubblica “Akameshi” (un fantasy ambientato nel Giappone del periodo Edo nato dalla collaborazione con Stefano Turconi a cui è affidata la parte grafica) per la Soleil Production e altre storie come “L’Anello dei 7 Mondi” (edito da Les Humanoïdes Associés ), “Starlight”, “Fantaghenna” e “Teknogeo” (editi da Paquet).

Il suo progetto più importante è “Wondercity, il Collage delle Avventure”, fumetto dal successo internazionale (tanto da essere pubblicato in Francia, Spagna, Croazia, Grecia, Turchia, Portogallo  e Italia).

Alternandosi la parola, Antonio Serra  e Giovanni Gualdoni, hanno raccontato il concetto di ucronia  e quindi della storia alternativa che sta alla base di molte storie di narrativa fantastica (o anche solo di alcuni episodi di questa).

Uno dei periodi che viene più stravolto in questo senso è quello del Nazismo, vicino a noi storicamente ed emotivamente a causa delle atrocità che sono accadute e facilmente immaginabile nelle sue variabili di ambientazioni e conseguenze.

Da qui nascono visite nel passato all’interno di fumetti o di telefilm, come nell’episodio 8 della 6° stagione della nuova serie di Doctor WhoLet’s kill Hitler – in cui il particolare veicolo del protagonista viene dirottato e fatto finire nel Terzo Reich.

Ma possono anche a dar vita a cose più catastrofiche come The Men In the High Castle, serie televisiva prodotta da Amazon Studios (e tratta dall’opera La svastica sul sole di Philip K. Dick) in cui, in seguito alla vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, Germania e Giappone si trovano a dominare gran parte del mondo, spartendosi il territorio che noi conosciamo come Stati Uniti d’America.

Sono tantissimi gli avvenimenti che nelle storie ucroniche possono modificarsi dalla realtà come la conosciamo noi, ma tutti i racconti del genere devono pur sempre mantenere delle variabili utili ad ancorarli a questo stile: riuscire ad avere delle ripercussioni morali od emotive sui lettori e portare con sé un insegnamento. Come del resto dovrebbe riuscire a fare una qualsiasi altra storia degna di lasciar la fantasia dell’autore e di essere messa su carta.

Ma se si parla di ucronia non si può che ricordare un elemento fondamentale per questo tipo di narrativa: la conoscenza della storia. Senza questa possiamo anche scordarci di scrivere una storia del genere perché non la renderemmo nemmeno lontanamente credibile ma piena di inesattezze ed errori.

Retrocedendo dal Nazismo all’Inghilterra Vittoriana, pur restando nella sfera delle storie alternative, non potremmo che imbatterci nello Steampunk. Fenomeno più estetico che di narrativa, gira attorno alla possibilità che invenzioni in uso ai giorni d’oggi possano esser state concepite un paio di secoli addietro, ovviamente modificati e realizzati con gli strumenti tecnologici tipici di quell’epoca.

A nominar questo filone, però, non sono stati i due relatori bensì una persona rimasta in incognito tra il pubblico fin quasi alla fine dell’incontro. Si tratta di Adriano Barone, scrittore e sceneggiatore italiano noto, tra gli altri, per la raccolta di racconti “Carni (e)strane(e)” e i romanzi “Il ghigno di Arlecchino”  e “Zentropia”. Attivo anche nel mondo delle graphic novels, nel 2014 ha vinto il premio Boscarato per la categoria “Miglior sceneggiatore italiano” grazie all’adattamento a fumetti del romanzo “Uno in diviso” di Alcide Pierantozzi

E se il primo incontro di questo ciclo si è concentrato sul concetto di  fantascienza nell’ambito dell’ucronia e delle storie scritte e sceneggiate fumetti o nel grande o piccolo schermo, nel secondo convegno (previsto per le 18.00 del 21 ottobre in Aula Magna nella sede di via Ravasi) potremmo lasciarci incantare dalle meraviglie dell’universo grazie alle spettacolari scoperte del telescopio Hubble.

In questa pagina ( http://www4.uninsubria.it/on-line/home/naviga-per-tema/comunicazione-e-sala-stampa/eventi/articolo10107.html ) potete trovare i programmi degli incontri, tutti ad ingresso libero anche per coloro che non sono studenti della nostra università.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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