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Valentino e il colpo malese

 

valentino

(Foto da: lastampa.it)

 

(di Marco Emilio Boga) L’argomento  è tra i più spinosi. La vicenda ? L’episodio avvenuto a Sepang tra Rossi e Marquez.

Il profumo di guerra aperta era nell’aria. Il casus belli ? Quelle parole dette dal Campione in un giovedì tranquillo che hanno portato vento di tempesta. La risposta imbarazzata di quel Marquez, che vedeva in Vale il suo idolo. Una risposta come quella di un bambino trovato con le mani nella marmellata. L’intervento di Lorenzo che, come al solito, usa parole pesanti pensando di riuscire a smuovere quelle acque già turbolente e piene di lacrime amare. Sì, le sue.

La domenica di gara arriva. Rossi davanti a Lorenzo e dietro a Marquez. Un sandwich spagnolo degno della corazzata Potemkin, con annesso applauso di novantadue minuti. Chi ha visto Fantozzi sa di cosa sto parlando. Il pesarese è teso. Molto più teso del solito. Il viso tirato è il simbolo di un traguardo importante. Un traguardo possibile. C’è solo un uomo che può rovinargli la festa. Un uomo che ha detto che non si sarebbe mai messo in mezzo a “quei due”.

I semafori si spengono e la gara parte.

I primi giri volano lisci. Lorenzo sorpassa le Ducati, poi Valentino e poi Marquez, il quale commette un errore e lascia andare via il maiorchino tranquillo, senza tentare di recuperare terreno.

Eccoci. Marquez è tra Lorenzo e Rossi. Tra “quei due” tra qui non si sarebbe mai messo in mezzo. Certo è che le cose dette qualche giorno prima come autodifesa ingiustificata sono state buttate in un cestino malese prima della partenza. Infatti ha inizio una epica battaglia con Rossi. Certo è che nella moto GP, dove corrono dei campioni, i veri professionisti non buttano via la gara continuando a superarsi i primi giri, ma attendono il momento giusto. Il “duello” che poco dopo sarebbe diventato fatale per uno dei due non è avvenuto al quindicesimo giro, bensì al quarto. Una bella battaglia, ma i rischi erano eccessivi e Marquez non è riuscito a nascondere i suoi propositi: rallentare il Dottore. Lo ha fatto deliberatamente. Lo ha fatto contro il suo idolo. Si è messo in mezzo pur non avendo voce in capitolo in un campionato in cui Rossi e Lorenzo erano i campioni. È stato sfortunato, questo va detto. A volte troppo irruento e ha commesso degli errori. Ormai, però, i giochi erano fatti e la sua voce resa muta dagli eventi. Doveva comportarsi da campione. Doveva comportarsi da uomo.

Invece, tutti abbiamo visto com’è finita.

Valentino ha commesso un errore. Un errore che gli costerà la partenza dal fondo della griglia a Valencia. Un errore di un uomo ormai sfinito da quei ragazzini spagnoli. Un errore che pesa sulla vittoria di questo campionato. La condanna o l’assoluzione per quell’episodio arriverà solo nell’ultima gara.

Per Valentino pesa un errore. Per Marquez pesa una figura barbina. Una figura di un uomo non uomo. Un bambino spagnolo che dice “mi ha dato un calcio”, quando tutti, perfino il suo compagno di squadra Pedrona, sanno che è una balla.

Certo è che chi ne esce peggio di tutti è un uomo che non ho citato in questo articolo eccetto una volta soltanto: Lorenzo. È lui il vero sconfitto. Un giovane che dimostra di essere viscido, che fa il pollice verso ad un Vale sul podio. Che chiede pene più severe per il proprio compagno di squadra, senza sapere cosa sia veramente successo. Che ha paura. Ha paura che un Campione vero vinca il campionato della vita. Ha paura di quel 10. Un 10 che fa paura al suo doppio 9.

Il mio augurio è che il Dottore riesca a curare le paure e le sofferenze di Lorenzo e Marquez. Probabilmente una purga non sarà sufficiente. Dovrà combattere in terra spagnola e solo una sua impresa potrà veramente curare questa stitichezza spagnola.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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